148 denza a Mantova ; l’uno e l’altro come cittadini privati (1), senza nutrire speranze o propositi di riscossa. Vissero il resto della loro vita, solitari, in terra d’esilio, ut neuter illorum Veneciam rediret. Anche il vescovo di Olivolo, Cristoforo (2), un greco, che aveva dato la propria adesione al governo legale e lo aveva vigorosamente sostenuto fino al momento della fuga dei duchi, non attese le conseguenze derivanti dall’ avvento di Obelerio, e riparò in esilio, dirigendosi alla terra di Francia (3). Dopo il collasso, la fuga dei partigiani di Giovanni e Maurizio fu generale, e chi non potè trovar rifugio in terra straniera, si ridusse a Cittanova, abbandonando Malamocco prima del trionfale ingresso di Obelerio. Egli era deciso a occupare il ducato con la forza, se fosse stata opposta resistenza (4). Gli avversari di ogni grado invece erano stati dispersi e il ribelle poteva prender possesso del territorio e del governo tra devote e onorevoli accoglienze del popolo plaudente (5). A questo era stata offerta l’illusione di una recuperata sovranità : la promessa fu presto smentita. Inesorabili esigenze delle cose, prepotenti interessi famigliari, sospingevano i nuovi dominatori a ripercorrere le orme dei predecessori. Misconoscendo le origini dei suoi poteri, Obelerio non tardò a trascurare il voto popolare e associò al governo il fratello (1) Ioiian. Diac., Chronicon cit., p. 101 : alter illorum Franciam, idest Mauritius, alter vero Mantmrn adivit ; ubi adeo commorati sunt, ut neuter illorum Veneciam rediret, sed illic diem clamemnt exstremum. (2) È registrato come successore di Obeliebato, forse verso il 796. La leggenda lo designa nacione Orecorum, ma soggiunge consanguineus Narsis patricii, frater Longini Ravenne prefecti (Origo cit., p. 132). Queste identificazioni sono naturalmente suggerite da influsso della leggenda narsetiano-lon-giniana. (3) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 101. (4) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 101 : tunc hisdem Obdierius audacter Veneciam irUravit. (5) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 101 : cum devote et honorifice a po-pulo susceptus essd. L’espatrio dei congiurati va collocato fra il 21 marzo (conferimento del pallio a Fortunato, che indica la sua presenza a Venezia [Ughelli, Ital. sacra, V, 1094 ; Documenti cit., I, 56]) e l’agosto (diplomi carolini a favore di Fortunato e sua presenza a Saltz [M. G. H., Dipi. Karol., I, 269 sg. ; Documenti cit., I, 58 sgg.]). Il ritorno è posteriore a tale data, non oltre però il corso dell’anno.