448 KHI.AZ. DI P. PARUTA TORNATO DA ROMA NEL 1595. corpo, che m’ hanno lungamente tenuto travagliato e quasi che oppresso ; benché abbia cercato di superar me medesimo e le mie forze, non tralasciando cosa che potesse appartenere al suo servizio e al mio carico. Ma a tutte queste cose per altro acerbe, mi è riuscito di grandissimo condimento l’aver fatto ogni cosa volentieri e allegramente, e l’intendere che le mie operazioni fossero dalla sua singoiar benignità e con mio estremo obbligo gradite. In modo che ho potuto reggere alla lunghezza dell’ambasceria, che è stata di trentotto mesi, a me più lunghi e più gravi per essere stato questo carico impostomi congiunto col reggimento di Brescia, ove ancora mi ritrovavo quando piacque alla Sua Benignità di onorarmi sopra il mio merito col riputarmene degno. Con occasione di avere io fatto il primo ingresso a quella ambasceria ad un istesso tempo con gl'ili, signori ambasciatori estraordinari che andarono a prestar la solita obbedienza, fui onorato dal Pontefice del grado della cavalleria, e insieme presentato d’ una crocetta d’oro, nella quale è del santissimo legno della Croce, con molto grandi indulgenze e prerogative; e appresso questa, d’una calenelletta d’oro simile in tutto e per tutto a quelle che furono donate agli altri quattro signori ambasciatori, come è particolarmente noto a Vostra Serenità (1), che fu uno tra quelli, e che onorò singolarmente con le sue prestantissime virtù e col grido del suo nome quella solenne ambasceria. Questa catenelletta è ora appresentata ai suoi piedi per dover da Vostra Serenità sola riconoscerla, e per ricever dalla solita molta grazia e benignità di questo Eccellentissimo Senato il favore di poterla ritenere per segno e memoria di quella ambasceria, e dell'onore ch’io ho ricevuto come rappresentante di questa Serenissima Repubblica ; poiché quanto al resto il valore è debolissimo, ma però dal canto mio sarà stimato di molto obbligo appresso i tanti altri che le devo. (I) Marino Grimani eletto doge nell’aprile del 1595.