62 RELAZIONE DI LUIGI MOCENIGO Santità ha latto ultimamente provvisione di 600 in 700 mila scudi, li due terzi sono andati in diffalcar li debiti della Camera Apostolica ; e sebben Sua Santità vuol che si creda che in Castello si sian posti 200 mila scudi, vi son di quelli che credono non ve ne sian entrati nè anco 80 mila ; e se Sua Santità verrà a Bologna , come per costante si ragiona voler egli fare, si dice che ne spenderà più di 200 mila. Onde se gli venisse bisogno di danari, non v’è altro modo che impegnar quel poco di restante di fondo che è deputato alle spese ordinarie delli pontefici, far cardinali per danari, e poner qualche mesata sopra gli uffici di Roma ; ma in tempo di guerra tutti stanno sospesi , e li mercanti difficilmente danno fuori danari, si perchè li sudditi con difficoltà pagano le angherie imposteli, sì per li danni che patiscono nella guerra, come perchè li dazi fanno calar li danari che sogliono per la più parte capitar a’mercanti ; oltra che si dubita sempre di qualche mutazione di Stato. Al che si aggiunge che essendo li pontefici quasi sempre vecchi, dubitano li mercanti che di breve possa succeder altro pontefice che non voglia attender alle promesse del predecessore; di modo che stante queste cose, ed altre che si potrian dire , io reputo quella potenza molto debole, e sopra la quale si possa far poco fondamento ; di sorte che per lei faccia piuttosto con la religione e con le armi spirituali mantenere la sua autorità e reputazione, che venir all’esperienza delle forze sue temporali ; le quali sempre ritroverà così deboli, che sarà mal contenta d’averle usate, se sarà sola, contra qualche potente signore; e se sarà accompagnata, introducendo qualche oltramontano potente in Italia, resterà poi preda del compagno, o di quell’altro che vincesse. Ma credo bene che a questo pontefice non occorrerà far guerra con alcuno , desiderando , come ho detto più volte, star bene con tutti, e più che con gli altri con questo Eccell. Stato, che non potria esser nè più amorevole nè più grazioso verso questa Repubblica. A questo lo muove l’affezione naturale che ha sempre avuta verso questo Eccell. Dominio, ma anche l’interesse del papato, vedendo molto bene che quella Santa Sede non può avere in alcun principe con ogni ragione maggior