TORNATO DA ROMA NEL 1598. 457 penitenti, e di varie cose ricercate, s’è doluto grandemente, dicendo che era sprezzato e che non si teneva conto di lui, accrescendo il suo dispiacere la mala riuscita delle cose , e le querele del Papa e di tutta la Corte che si fosse consumato molt’ oro senza frutto d’ alcuna sorte. Con tutto ciò. Serenissimo Principe, s’egli tornerà in Corte, come si dice che potrebbe essere, essendo pure nipote del Papa, ed avendo la cura dei negozi della Serenità Vostra, sarà sempre gran bene trattenersi seco con amorevoli oflìzi, e dargli satisfazione in quelle cose che ragionevolmente si può. Egli ha da ventimila scudi d'entrata, seimila de’quali sono in questi Stati della Repubblica , oltre a tremila di provvisione di Spagna , che il Papa non gli ha lasciati accettare, ma si conservano però per lui, e dopo la morte del Papa , e forse avanti , li avrà con tutti i predecorsi, egli ed Aldobrandino insieme, che n’ ha altrettanti. Del quale Aldobrandino se bene le SS. VV. EE. l’hanno veduto di presenza, e bene conosciuto, dirò nondimeno qualche cosa. Egli è in età di ventisei anni, di natura nobilissima, amabile e grazioso quanto si possa dire ; dietro a lui corre tutta la Corte, e a gran ragione, perchè ha grandissima autorità col Papa , e da esso è tenerissimamente amato ; e chi non passa per questo mezzo, non ottiene cosa alcuna , come s’ è veduto in tempo mio nella distribuzione de’carichi principali di chiese grandi, e nella promozione de’ cardinali. Ha entrata di quarantamila scudi, e di questi diecimila in circa negli Stati del nostro Serenissimo Dominio, oltre che delle provvisioni ordinarie, e di quelle che godeva ancora straordinariamente al mio partire di Ferrara, con gli aiuti per la casa, si faceva conto che arrivasse a più di sessantamila. Ha investito in Campagna di Roma centoventimila scudi in due grosse terre, sotto il nome del Cardinal Savello; ed io so che col disegno che ha di buscare una parte dei beni feudali del duca di Modena, per la pretensione lasciatagli dalla duchessa d’Urbino (1), (I) Lucrezia d’Esle, la quale trattò in Faenza col cardinale Aldobrandino gli alTari della successione di Ferrara in modo non molto conforme agl’interessi del proprio sangue. Voi. X. 38