140 RELAZIONE DI GIACOMO SORANZO ha tenuto ragionamento con gli ambasciatori per accender i principi loro a quest'impresa; ma a me ha più fiate detto che non daria mai molestia alla Serenità Vostra, sino che non vedesse in effetto uniti i principi maggiori ; perchè avendo questa Signoria gl’ importanti rispetti che ha coi Turchi, non sarebbe conveniente metterla in travaglio se le cose dei Cristiani non fossero ben risolute. Per devenire mo alle particolari cose che sono tra Sua Santità e gli altri principi, dirò prima dell'imperatore. Si dimostra Sua Santità verso Sua Cesarea Maestà (1) di buona volontà, tenendosi satisfatta che con il favore dell’Im-peratore suo padre si mettesse fine al Concilio; ma all’ incontro lei gli fece promettere per il Cardinal Morone, suo Legato, la comunione sub utraque specie, la qual poi così facilmente gli concesse, se bene reclamasse il Re di Spagna e tutto il collegio de’ cardinali (2). È ben vero ch’ella si dimostrava anco più inclinata a Sua Maestà Cesarea i primi mesi che pervenne all’imperio, perchè essendo lei malissimo sodisfatta del re di Spagna , e seguendo la comune opinione, che già si teneva, che l’Imperatore non fosse ben disposto verso quel re, sperava che moltiplicando i favori verso l'imperatore tanto più questi s’accendesse contro il re; onde fino che i figliuoli di Sua Cesarea Maestà non furono imbarcali a Genova , mai si potè persuader che passassero in Spagna; ma finalmente passali, e conoscendo che era un pegno per tenere le due Maestà in amicizia, cominciò a rimettere le così larghe parole che diceva dell’Imperatore; ma non però che n’abbia detto male. A questo si è aggiunto, che parlandosi dubbiamente dell’ opinione dell’ Imperatore nelle cose della religione, sperò Sua Santità col lodarlo, e col fargli ogni sorte di grazie, di guadagnarlo del tutto, e con il mezzo suo di tirare alla religione almeno parte della Germania. Ma avendo veduto che Sua (I) Massimiliano II, succeduto il 35 luglio 1564- a Ferdinando I suo padre. (!) Intorno a questo punto della comunione sotto le due specie ai laici ed ai non celebranti, che Tu materia di gran dissidio, il Concilio dogmaticamente decise: i laici e i chierici non celebranti non essere obbligati per alcun dirino precetto a comunicarsi sotto ambe le specie ; e che rispetto a coloro che pur volevano la comunione sotto le due specie, il negozio si riferisse al Papa.