TORNATO DA ROMA NEL 1563. 105 Resta ora che da me sia, secondo il solilo, rappresentato alla Serenità Vostra come si trovi congiunta Sua Santità in amicizia e buona intelligenza con lutti i principi, e particolarmente con questa Eccellentissima Repubblica. Il quale officio sebbene malamente si può fare, non essendo cosa più difficile che il poter giudicare I’ animo degli uomini, nondimeno dirò alcune cose estrinseche da me osservate nel tempo della mia legazione, dalle quali Vostra Serenità potrà far giu-dicio dell’ intrinseco della Realitudine Sua. Ma prima che io venga ad alcun particolare, conviene che le dica che Sua Santità, o sia per la qualità de’ presenti tempi, ovvero per sua naturale inclinazione, si mostra molto graziosa ed umana con lutti i principi, e fa loro volentieri delle grazie, procedendo in tutte le occasioni con grandissimo rispetto. Con l’imperatore si trattiene con ogni officio cortese e con quella maggior dimostrazione di amore e di rispetto che dir si possa. Il che si deve credere che sia, tanto per la buona mente che ha conosciuto in Sua Maestà nelle cose della religione, quanto ancora per l’autorità grande che conosce aver quella al Concilio, col mezzo della quale Sua Santità sa molto bene che può ricever cosi servizio come disservizio notabile ; e però non lascia passar occasione di gratificare e tener ben satisfatta la Maestà Sua, mostrando, come in vero deve, di restar oltramodo satisfatta e contenta del suo buon zelo pel bene e salute universale; di che nei concistori e nelle congregazioni è stato sempre reso testimonio molto onorato dalla Santità Sua. Ma parlando con me, mi disse una volta in confidenza eh’ era buon principe, e che saria anco migliore se non fosse tanto interessalo con gli alemanni, in gratificazione dei quali gli convien far fare delle domande da’ suoi ambasciatori al Concilio, che per sè medesimo forse non averia fatte ; e in un altro ragionamento mi disse che i principi oltramontani pativano mal volentieri di veder la suprema autorità dei pontefici. Ora con tutto ciò si conosce la Santità Sua restar benissimo satisfatta del proceder di S. M. Cesarea, perchè sebbene per causa del Concilio ha fatto far diverse volte degli uffizi, che per la natura loro non potevano se non Voi. X. 14