254 DELAZIONE DI ANTONIO TIEPOLO frequentemente, ma pratichino strettamente, se loro può venir fatto, quelli che nelle Corti sono i più prossimi, e più congiunti e più stimati appresso quel principe dove si trovano, poiché da questo procede la facilità de' negozi, la confermazione e forse l’augumento della benevolenza che si ricerca, mi posi con ogni mio spirito a questa industria, visitando a tempi convenienti, e con buone occasioni, tutti i cardinali; ma particolarmente attesi e procurai la pratica stretta e la maggiore domestichezza di quelli che io conosceva per sangue, per stima, per pratica delle cose del mondo, per lettele e per buona fortuna più reputati, e in conseguenza più alti al benefìzio di questa Repubblica. Quello che mi sia venuto fatto con questa mia industria, con la mia pratica e coi conviti usati co’cardinali, ma più con l’illustrissimo sig. Giacomo, non patisce un onesto rispetto eh' io passi più innanzi, contentandomi che d’ altra parte da qualcuna delle SS. VV. Rlustrissime sia intesa la verità. R dire anco eh’ io abbia procuralo di praticar lai modi per accrescer la benevolenza de’ cardinali nobili di questo Stato, e di quelli dello Stato, é superfluo, perchè questi non hanno bisogno della industria dell’ ambasciatore, sendo essi prontissimi senza questo, siccome debbono, al servigio della loro patria e del loro principe. R nominar anco tutti i cardinali con i quali mi sia avvenuto aver pratica e stretta domestichezza saria cosa pur troppo lunga. Ma anco il tacere di tutti non è onesto, e mancherei grandemente del debito mio, e defrauderei pur troppo il merito di tre principalissimi cardinali, se io non li nominassi, e questi sono Este, Alessandrino e Medici ; perchè i due primi venendomi incontro, e accettando di buona voglia la conversazion mia, hanno potuto mostrarmi in tante volte che mi sono trovato separatamente con loro, quanto siano ben affetti verso questo Sereniss. Dominio. L’uno è più vivace dell’altro, ma gareggiano insieme per mostrare al mondo ambidue l’affezione loro verso le cose della Serenità Vostra ; e veramente in qual si voglia occasione può confidare d’ averli nè più nè meno che se fussero del corpo di questa Repubblica e di questo sangue. L’illustrissimo Medici poi non