85 prossimo trasferimento della chiesa altinate o era frutto del naturale legame stretto fra le minori isole vicine, nel gruppo dei vici contermini, Burano, Mazzorbo, Costanziaca, Ammiana (1) ? La basilica era eretta con grande solennità e con grande magnificenza, al pari di quella di S. Eufemia di Grado per opera di Elia o di quella di Murano (2), in analoga situazione, preludio di quell’empono tor-cellano, tanto magnificato dal Porfirogenito, forse perchè erede e continuatore di quello altinate (3). Ma il cammino è lento. La maggior attività edificatoria, che lasciò traccia più durevole ed esercitò influenza più larga, si raccolse nell’isola innominata, prossima all’antica capitale del ducato. Essa fu sollecita a ospitare la sede di uffici civili e di profughi, e, in tal guisa, ad accaparrarsi il battesimo di una paternità, che mai aveva avuto, e la gloria di una funzione mai esercitata. L’isola si trasformò in una città, città e non castrum, come le altre ; era di recente popolamento, e perciò meritò il nome di Cittanova ; fu iniziata sotto il governo dell’imperatore Eraclio, e però, come in altre occasioni consimili, fu eternato il nome del grande sovrano (4), non a caso scolpito sopra opere coeve, sorte a breve distanza di luogo, a Torcello (5). Fu detta città Eracliana, e come tale restò nel ricordo dei secoli per tutto il tempo del suo splendore, della sua decadenza e della sua rovina. Le testimonianze tramandate sono scarse : poche righe dell’iscrizione torcellana ; dettagli più ampi dell’ opera costrut- (1) Siffatta nozione è riflessa anche nella leggenda ed è raccolta dal Chro-nicon gradente e dal Chronicon attiriate. Cfr. Origo cit., p. 31 e 56 sg. (2) Origo cit., p. 41, 74. Per Murano si veda l’iscrizione dei Barbo-lani in Zanetti (Le grandi lastre di marmo greco ecc., in «Arch. Veneto», XVI, 323), e in Marzemin (op. cit., p. 277, tav. XIII, f. 18), imperfettamente rilevata. (3) Const. Porphiroo., De admin. imper. cit., c. 27. (4) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 59 ; Origo cit., p. 76, 154, 156. Pino al sec. IX la quadam insula liutprandina è designata Civitas nova, quae dicilur Eracliana (Cfr. Const. Porphirog., De adm. imp., c. 27, dove è detto xdoxpov Nsoxictpou ; e nel patto di Lotario dell’840, Civitas nova e Civitatini novi, Documenti cit., I, 102, 107). Dal tempo ottomano la formula è invertita : Civitas Eracliana, quae dicitur Civitas nova. Cfr. in contrario Pavanello, Di un' antica laguna scomparsa. La laguna eracliana, in «Arch. Veneto Tridentino », III, 263. (5) Cfr. l’iscrizione torcellana del 639-40, Lazzamni, Una iscrizione cit., p. 121 ; Documenti cit., I, 39.