TORNATO DA ROMA NEL 1595. 397 pompa e di lusso ; e nella città non si vede porsi cura ad alcuna sorte di esercizio cavalleresco; essendo anco impedite, benché sotto altri pretesti, le giostre e cose tali, non riuscendo a’Pontefici molto grato nè molto sicuro, volendo comandare alla maniera che si fa, aprir la strada e l’occasione a molti de’ ricchi e potenti di allevarsi con peusieri generosi, e di acquistarsi maggior credilo e autorità. Talché, concludendo tutto questo ragionamento, si può dire che lo Slato Ecclesiastico si conservi e mantenga non per buone istituzioni, o per alcuna di quelle cose interne che sogliono far gli altri Siali e imperii sicuri e durabili, ma perchè non vi è chi contra di quello voglia nè debba tentare alcuna cosa; concorrendovi prima la maestà della persona del Pontefice e il rispetto della religione (cose che hanno preservalo quel dominio a tempo di diverse avversità) ; e dappoi, perchè essendo ora in Italia diversi potentati, i quali desiderano, non potendo essi crescere, che almeno le cose stiano in questa bilancia , sicché neanco il vicino si faccia maggiore; e portando sempre seco la difesa dello Stalo e delle cose ecclesiastiche certo rispetto e certa onestà, ognuno si asterrà dal prender l’armi per tentar rivoluzione contra quello Stalo, sapendo che tentandola gli riuscirebbe difficile dovendo avere tutti gli altri principi d’Italia contrari. Nondimeno, con qualche grande e segnalata mutazione di cose che seguisse in Italia, si può credere che con tanti disordini lo Stalo della Chiesa ancora, cioè quanto al temporale, rimanesse soggetto a grave pericolo. E mentre io sono slato in Roma ho osservato che quando veniva alcuna nuova de’prosperi successi de’ Francesi nella Savoia e nel Piemonte , erano sparse e referite voci molto libere che indicavano di desiderare la venula delle armi francesi in Italia , per veder rivoluzioni di Stati e confusione di tulle le cose. Però, essendo questi rispetti come molto gravi, anco molto noti, negli uffici che tante volte m’ è occorso di fare con Sua Santità per l’accomodamento delle cose di Francia con la Sede Apostolica , Ira le altre ragioni le ho più volle posto innanzi, che come a tulli i principi italiani dovesse esser grave il veder conturbata la quiete d’Italia, pure alla Sede Apostolica