288 Finalmente era rotto il riserbo ed impostato il dibattito, che si aggirava con vane schermaglie intorno a una persona, nei suoi veri termini. L’intervento ducale nelle elezioni episcopali, per la prima volta verificatosi in occasione della scelta del vescovo Domenico, proponeva, nei rapporti fra stato e chiesa, una imprevista novità, tanto più pericolosa perchè accolta in forma incidentale. La fiera resistenza e gli energici rifiuti opposti dal patriarca alla nomina del vescovo Domenico non si restringevano soltanto a un fatto personale. Tali apparivano nell’inizio del conflitto, perchè il caso del vescovo torcellano occorreva per la prima volta. Quando la stessa procedura fu ripetuta a Cittanova, a Olivolo, a Malamocco, fu manifesto il presupposto politico, che aveva istigato la crisi. L’interesse famigliare, se pur esistette, scompariva di fronte a quello pubblico, assai più influente. Il racconto del diacono Giovanni è monco, imperfetto, senza dubbio. Esso non fissa che qualche particolare, e di secondaria importanza, dal quale è difficile trarre qualche utile insegnamento. Il cronista ha aggiustato le notizie con l’intento di attenuare le maggiori responsabilità del governo ducale e sopratutto fare scomparire le traccie del suo intervento : ma la testimonianza delle lettere papali integra l’interessata reticenza dello storico, gradualmente scoprendo quella verità, che si desiderava ostinatamente soffocare. La discussione era così ricondotta alle vere origini del conflitto. Papa Giovanni, dimesso ogni riserbo, non ebbe scrupolo di prospettare agli interessati il problema con sincerità e franchezza : la situazione era giunta a tal punto, che conveniva parlare delle persone, ma anche delle cose (1). Forse per questo il duca Orso fu non meno riluttante ad affrontare il giudizio della sinodo ravennate. Con ogni espediente di accortezza e di forza egli aveva reso vani i raduni sinodali anteriori, convocati per definire la controversia episcopale veneta : ed essi investivano con discrezione il suo atteggiamento politico. Non più tranquillo potè sentirsi il duca di fronte a una assemblea, nella quale fosse personalmente chiamato a rispondere del suo operato. (1) Perciò il diacono Giovanni (Chronicon cit., p. 123 sg.) parla esplicitamente di contentionis inter Ursonem ducern et palriarcham.