310 RELAZIONE DI MILANO (leva che aveva messa tante volte la vita per i francesi e riportavano ingratitudine, e questo lo faceva straparlare, e mettersi in disperazione; e fece testamento, per il quale lasciava le entrate di Vigevano a’ Svizzeri, e fece confederazione con le tre leghe tollendo la protezione loro, e diceva averne avuto licenza da re Luigi. Questo fece per mantenere lo stato dopo la morte sua nel nipote. Fu accusato al re per alcuni Visconti, e gli fu fatto intendere essere necessario che andasse in Francia. Crebbe anche i sospetti del re 1’ andata sua a Musso e Musocco in Val di Reno , luoghi a’ confini de’ Gri-gioni, comperali avanti la venuta dei francesi in Italia, dove ei poteva e si può fare da tre in quattro mila fanti, e fu dal paese molto ben veduto, essendo Musso sopra il lago di Como inespugnabile, quale sempre si è tenuto a nome suo, eziandio quando i francesi furono espulsi, e così Musocco. Onde intesa la suspicione che avea di lui il re, conflso dei grandissimi meriti suoi con la corona di Francia, deliberò in quella età decrepita e tempo autunnale andar alla cortee passar i monti; e veramente se non fosse andato saria stato ritenuto a Milano e posto in castello. Fu mal veduto dal re; e dal fastidio grandissimo e dal cordoglio, avendo anco bruciore d’urina, a Ciartres passò di questa vita, ed ebbe a dire che per quelle parti che avea peccato, per le medesime pativa e li conveniva morire ; che avea commesso grande inconveniente per causa de’ francesi avendoli introdotti in Lombardia e che giustamente da loro pativa (1), e che anche per le parti pudibonde avea commesso di grandi peccati. Il re avria maltrattato i posteri suoi se da lutto il mondo non avesse avuto richiami, massime dal Papa e Svizzeri, che avevano palpata la fede sua. È morto malissimo contento di Francia, di elà d’anni 78, asssai robusto, piccolo, ed alquanto grosso; si dilettava di lettere, aveva un ragionar facetissimo, dettava benissimo e brevemente, e nel parlare sempre inter- (1) Tarda, ma pur sempre apprezzabile confessione dell'errore fatale a cui lo trasse l’implacabile desiderio di vendicarsi del duca Lodovico, il quale non stimando di poterlo avere docile ¡strumento a’snoi disegni, tentò di perderlo o almeno di farlo dimenticare. Lo che aggrava s) il Duca, ma non iscusa il Trivulzi.