322 KELAZI0NE DI MILANO lorneriano al solilo suo, che erano per la maggior parie guelfe. Del popolo non è da far caso, quale va dietro al favore. Al lempo della liberti! era tutto unito ed espulse i ghibellini ; ora è ghibellino pei- lo grandissimo odio a’francesi introdotti nel dominio di Milano dai guelfi ; dicono i Trivulzi che, se loro fossero contra francesi, tutto il popolo li seguiria. I francesi sono odiati per la superbia loro, e i malissimi portamenti di quegli uomini d’arme, al che non si può rimediare. I Milanesi senza dubbio non amano i Veneziani, pure molti sono amici per lo stipendio che hanno col sig. Teodoro. Allegano molte cause di questa mala contentezza ; e prima dicono che i Veneziani al tempo della libertà li abbandonarono ed introdussero nel dominio di Milano il conte Francesco Sforza, facendoli servi, di liberi eh’ erano ; al che si risponde che loro medesimi si abbandonarono, non sapendosi governare (1). Si dolgono poi che i veneziani abbiano messo in istato i francesi e dato loro quel dominio in preda. Temono di passare sotto il dominio nostro, il che per la superbia loro abborriscono, massime i gentiluomini, i quali in gran numero hanno feudi, adeo che il re, dalla città in fuori, non ha pur una terra; tutte le castella del ducato essendo state anticamente e modernamente alienate dai duchi di Milano e re di Francia. I mercadanti ed artefici dubitano ancora che, essendo Milano suggetto a Venezia, si venissero a sminuire le faccende col divietarsi loro il comprare, come si fa alle città nostre. Ma quello che più imporla, e non vi si può rispondere, è che nello stato di Milano non vi è alcun francese che abbia un solo benefizio, essendo tutti i benefizi de’ soggetti al dominio, o di qualche forestiero per favor di corte di Roma; e dicono che quando Milano fosse de’ veneziani, quasi tulli i benefìzi sariano de’veneziani, come è nelle altre nostre terre, adeo che i Milanesi non avriano cosa alcuna. Pure, per la gran parzialità che è tra loro , potria essere che s’inducessero a venire a quello che per alcun modo non fariano altrimenti. Dirò ancora delle altre città. Pavia è quasi tutta imperiale, (I) Vera 1’una e l’altra cosa.