402 RELAZIONE DI URR1N0 sciatore, uomo di prudenza singolare c molto ben conosciuto dalla S. V. e dalle SS. VV. EE. per tanto tempo eh’ egli ha negozialo qua, consigliano S. E. a tórre piuttosto la nipote del pontefice che qualsivoglia altra, se S. E. si vorrà maritare. Con la Cesarea Maestà altra dipendenza non ho inteso eh’ egli abbia che quella che può avere per conto del ducato di Sora del sig. don Giulio suo fratello, il quale è barone di quel regno. Questo ducato di Sora, come sanno le SS. VV. EE., è posto nel reame di Napoli, confina da una parte con la Chiesa, dall’ altra con diversi baroni di quel regno. E già soleva essere del duca Arascot di Fiandra, ma l’Imperatore lo ricuperò per ducali centomila per darlo al Duca. Vero è che il duca Arascot ancora ne possiede Castelguglielmo, e la marchesana di Pescara ne tiene Arpino. Questo stato soleva avere d’ entrala da sei in settemila ducati-, ed ora ne ha appena da quattro in cinquemila. Con la corona di Francia il sig. Duca non solo non ha intelligenza o dipendenza, ma si ha da temere che il re presente un giorno non gli dia travaglio, perciocché egli pretende azione sullo stato di Urbino per conto della regina ch’è della casa de’ Medici, che fu figliuola unica di legittimo matrimonio di Lorenzo, che fu duca di Urbino essendo fuoruscito il padre del presente Duca ; sicché, Serenissimo Principe, eccellentissimi e sapientissimi Signori, conchiudendo dico che, per tutte quelle ragioni che si possono discorrere oltra quelle che ho dette e che son molte, credo che il Duca non dipenda da niun principe del mondo salvo che dalla S. V., dalla qual sola egli riceve la vita, lo spirito e la riputazione a tutte le cose sue. Vengo ora, Serenissimo Principe e sapientissimi Signori, a considerare i comodi che questo stato può trarre in ogni tempo da questo Duca. Questi veramente possono esser molti, ed essendo quello stato contiguo quasi ai luoghi della Serenità Vostra per via del mare, la principale utilità che la Serenità Vostra può trarne si è che in un bisogno subito ella potrebbe avere sette od ottomila fanti i più eletti che forse abbia Italia; perciocché, come ho detto, il proprio e naturale di quei popoli è l’adoperar l’armi. Sicché, occorrendo il bisogno, in un