DI MARINO CAVALLI. 1595. 217 Buonissima saria adunque una pace generale; ma essendo il re di Francia tanto interessalo con la regina d’Inghilterra, dalla quale è stato tanto aiutalo, che senza essa non accor-deria cosa nessuna, mi disse il sig. Duca, ed è cosi in edotto, che poco si può sperare di questo negozio. Alla qual difficoltà procurerà Sua Altezza col tempo e il valor suo di trovare qualche temperamento (1). Ora avendo rapportalo a Vostra Serenità i successi e le negoziazioni seguite nel corso della mia ambascieria, dovendo riferire a quella alcuna cosa degli siali di Sua Altezza, e delle intelligenze con gli altri principi, con quella maggior brevità che si potrà, Vostra Serenità saprà il tutto, ancorché gli sia benissimo noto e manifesto (2). Con Sua Santità (3) ha sinora il sig. Duca tenuta buona corrispondenza, e conoscendo di poterne cavare molla utilità 1’ ha sempre con ogni termine di reverenza e di rispetto procurala. Mandò bensì un poco più lardi di quello che si conveniva il sig. conte Francesco Martinengo a prestarle obbedienza per l’assunzione sua al pontificato quando già l’avevano molto prima fatto tutti gli altri principi, ma per l’occasione della guerra questo non gli fu ascritto a mancamento. Il qual sig. conte Francesco avendo rappresentalo a Sua Santità le difficoltà nelle quali si ritrovava il sig. Duca per i travagli che pativa, ottenne diecimila scudi, che servissero per i bisogni della guerra, da cavarsi dalle prime spoglie che fossero vacate, le quali in quello stato tulle si devolvono alla Camera Apostolica. E prima Sua Santità gli aveva concesso diecimila scudi 1’ anno per cinque anni da poter riscuotere dagli ecclesiastici [ter ragione di decime; e in molli castelli dell’Asti- (1) La pace finalmente fu conclusa tra Fiancia e Spagna col trattato di Vervins del 2 maggio 15W8, al quale accedette pure Cai lo Emmanuele. Ma l’articolo del marchesato di Saluzzo, che tanto gli premeva, essendo rimasto indeciso, ciò fu presto occasione di nuova guerra, la quale finalmente lo rese libero signore di quell'ambita provincia, come vedremo nella seguente Relazione di Simone Contarmi. (2) La descrizione dello Stato vien da noi pretermessa perché ne abbiamo delle migliori nelle precedenti e nella susseguente Relazione. (3) Clemente Vili (Aldobrandini). 28