340 RELAZIONE DI MILANO tanto clic parlando d’ ogni cosa sempre ha in bocca voler giustizia, la qual non manca di custodire in vero Sua Eccellenza, clic non si riserva la potenza assoluta, ma il tutto rimette al Senato, con poca soddisfazione de’ suoi sudditi e poca sicurtà della conservazione di essa giustizia; perchè la tema che tenessero i giudici, e la speranza che avessero i popoli, saria causa di miglior procedere. È collerico tanto che non si contiene con i suoi, ma li strapazza, e dimostra grandissimo veleno, sebbene gli passa presto e si riconosce. Di liberalità pochi gli vanno avanti, e tanto promette che non può poi attendere per le sue poche forze, e viene meno delle sue parole spesse fiate per non potere. D'ingegno è acutissimo, in cose di stato discorre benissimo, e non lascia loco da considerare più oltre. Le opinioni sue però sono strane, non ostante il suo ottimo discorso; e forse questo avviene per aderire troppo al presidente, il quale di stato sa molto poco. L’animo di Sua Eccellenza verso questo Stato è ottimo, e riconosce i beneficj ricevuti, e di quelli spesso parla, dicendo che il suo bene tutto procede da questo Illustrissimo Stato, il quale è la sua tramontana. È vero clic dappoi che ha pigliato moglie, e che si è accostalo a Cesare, è diventato più alto. Sua Eccellenza è guelfa per la sua famiglia, e però ama la sua fazione; e invero quando si apponeva al Cristianissimo il venir in Italia mentre il Turco andava in Ungheria, mai il credette, nò parlò contra Sua Maestà; e se non fosse 1’ animo della detta Maestà di aver lo Stato e scacciar Sua Eccellenza, saria più di quella fazione che di altri. Ma concorrendo la conservazione sua è fatto Cesareo totalmente , nè vede, nè altro considera principalmente che questo. Con il Pontefice Sua Eccellenza non può star troppo bene per il motivo che gli fece di aver Parma e Piacenza ; e per medicar questo (1) Sua Eccellenza a Bologna non si curò di aver la nepote di Sua Santità (2), ma favoreggiava (1) Intendasi: per dissimulare il suo mal animo. (•2) Vale : non insistè nel proposito degli sponsali con Caterina de’Medici, ohe Carlo V aveva messo innanzi sospettando che i maneggi di Clemente VII per darla in moglie al duca d' Orleans, secondogenito del re di Francia, velassero alcun politico intendimento.