DI GIOVANNI CORRER. I5G6. 7 buuna fortuna , per quello che ha veduto e provato in tanti anni che è slato scaccialo del suo Sialo, e per quello che ha maneggialo in tanti carichi d’importanza che ha avuto sotto la felice memoria di Carlo V, e ultimamente col presente re Cattolico suo figliuolo, conosce chiaramente niuna cosa esser più pericolosa ad un principe che la guerra , niuna più sicura che la pace, e che siccome nella guerra poco altro si vede che ruina di paesi, morte d’ uomini, dispregio di religione e di giustizia; nella pace, con riverenza di Dio, col timor del suo principe naturale, ognuno vive e gode quietamente il suo Mosso da queste esperienze, alla pace ha volto tutti i suoi pensieri, nè attende ad altro che a stabilire talmente le cose sue, che lui e la posterità sua possa goder d'una lunga quiete; ma come quello che discorre prudentemente, vede che a questi suoi disegni insorgono molli contrari. Prima, si vede padrone d’ uno Stato talmente posto tra i confini dei due maggiori principi della Cristianità, Francia e Spagna, che si può dir eh’ci sia tra l’incudine e il martello; conosce benissimo che quando questi due re facessero guerra insieme dalla parie del suo Stato, a lui non solo sarebbe cosa dilficile, ma ancora quasi impossibile il mantenersi neutrale, perchè ognuno di loro crede averselo obbligato così strettamente, che per ogni ragione debba pender dalla parte sua ; 1’ uno con aver procurato di rimetterlo in Stalo, 1’ altro con averglielo restituito, e di più legatolo con il vincolo della moglie; talché chi non 1’ avesse seco lo terrebbe per inimico, e per ogni minima occasione, la qual sarebbe fatta nascer facilmente dai ministri desiderosi di cose nuove, se gli movería contra, perchè quanto prendesse del suo, tanto crederia prender a danno e pregiudizio del suo avversario. Far molta resistenza esso non può, poiché si vede padrone di uno Stato poverissimo di denari, nè senza denari (ben lo sa Vostra Serenità) si può far guerra; si vede padrone di popoli per il più male disposti all armi (!), nè senza soldati un principe può difender (1) Questa accasa è frequente in bocca agli ambasciatori veneti d’allora. Noi a pag. 125 c 130 del Tomo II di questa Serie abbiamo fallo intorno a ciò qualche opportuna avvertenza,