‘200 RELAZIONE DI SAVOJA operazione segnalala, in così breve lempo, ed iu paese inimico, piantare un forte, al quale fino al terzo anno le forze del re Cattolico e quelle di S. A. insieme non si sieno potuto avvicinare ; come di altrettanto danno e pericolo fu tenuta la deliberazione degli Spagnuoli, i quali, con più utile che onoralo consiglio, si risolsero di non voler combattendo avventurare le loro genti. Perchè essendo allora lo stato di Milano esausto di gente, e quasi senza soldati, sempre che fosse loro avvenuto alcun sinistro, i Francesi avriano potuto senza impedimento penetrare sino alla medesima città di Milano; che quando quell’ esercito si fosse mantenuto, i Francesi sarieno sempre stati occupati nell'acquisto di due o tre luoghi, i quali in fine con le molle forze che si sarieno unite si sarieno ricuperati. E con questo senso dicevano che Ladighiera pigliasse pure Cavour, Pinerolo e Savigliano, che gli sariano ritolti poi dalle mani. Con la qual ragione tanto più facilmente procedevano guerreggiandosi iu un paese comodo, dove si nutrivano gli eserciti a spese d’altri. Dal che è proceduta la perdita di Cavour, e sanano avvenuti maggiori danni quando ai Francesi non fossero sopravvenute altre difficoltà. Per questi bisogni fece venire il sig. duca di Savoia dalla Provenza tulle le genti da guerra che vi erano, che potevano essere al numero di duemila fanti e circa seicento cavalli, e si levarono altre genti, sebbene il nervo di lutte le forze di questa guerra era del re Cattolico, che ha avuto sino a dieci o dodicimila fanti, e sei in settecento cavalli. Si è anco servito in alcune occasioni Sua Altezza delle milizie descritte e notate del suo paese, le quali quanto alla descrizione sono in numero grande, ma mai ha potuto valersi di più che 10t)0 o 1500 fanti di esse. Non dirò a V. S. il danno che da questa tempesta abbia ricevuto il Piemonle, e per le contribuzioni che si pagavano all’ inimico, e per le gravezze che erano imposte da Sua Altezza, e molto più per le estorsioni ed insolenze de’ propri soldati, ne’quali hanno regnato molti disordini, avendone io dato conto a V. S. con mie lettere, e forse che gli sarà anco stalo rappresentalo da altri; ma sì verrò a rappresentarle quello che ha fatto il sig. Duca per ricuperare il suo.