DI ANTONIO SURIAPiO. 1529. 427 ducei, che era allora de’Dieci e capilauo della fazione degli arrabbiati, aiutatosi del riporlo di messer Emilio Ferretti (1), che dichiarava aver avuto dall'episcopo di Capua, il Pontefice perseverar nel mal animo contra Fiorenza, e ritornando voler far quello che mai i suoi antecessori non avean fatto, cioè far decapitare de’ suoi contrari ; e dicendosi similmente che il Papa sarebbe allora eziandio per imporre alla città un laglion grosso per servirsene poi alla recuperazione di Ravenna e Cervia (2), come riportò il conte Galeazzo Tassoni corriere del sig. duca di Ferrara ritornato dal Pontefice; la giovenlù fiorentina, fatti capi alcuni della compagnia degli adirali e alcuni altri, con grande insolenza dimandò le armi e la guardia del palazzo, dove furono costretti i Signori di farlo, e fu dato le armi a 300 giovani e la custodia predetta del palazzo (3). Processe tal cosa con farsi per giornata dei disordini, i quali molti attribuivano alle armi date alla detta gioventù, e quel che più importa, il Gonfaloniere entrò ancor lui in suspicione che un dì questa gioventù, che stava pur ferma dì c notte in palazzo, per poco accidente sì sollevasse con dargli qualche disconcio, intervenendo massime il Carducci suo emulo, dal quale sapea detti giovani dipendere. Onde il prefalo Gonfaloniere pensando fuggire tal suspicione escogitò quest’altro espediente, cioè crear la nuova milizia per levarsi dal palazzo quella servitù, con ordine pubblico (4) che ognuno abile a portar l’armi, cioè da anni 18 a 36, si mostrasse per quartieri ai nuovi commissari, due per quartiere da esser eletti fra i cittadini, insieme con un capitano esterno di fanti per quartiere come persona esperta, e quelli che non fossero impediti fossero descritti, e fatta tal descrizione fossero poi posti sotto la disciplina militare e date le armi ad ognuno secondo il voler loro circa la qualità delle armi, posto ordine con capitoli 28 incombeva alla patria, la quale egli si argomentò di salvare con quei temperamenti che In ragione e l’esperienza consente, ma che l'alletto di parte in ogni tempo, come allora, traduce in colpa. (1) Di costui discorre il Varchi nel libro XI. (2) Tenute dai Veneziani. (3) Ciò fu sulla fine del 1527. (4) Del 6 novembre 152S.