274 RELAZIONE DI SAVOIA in quel modo che si prepara l’antidoto e il rimedio colui ohe vuol prendere il veleno, ma non la morte. E tutto ciò, per alcun rispetto che io non ho saputo conoscere, o non vede o non cura o comporta Sua Altezza, la quale interessata con i ministri mal potrà anco, durante questa corruttela, applicarvi rimedio. Nella città di Mondovì e suo territorio più che altrove ha radice questo disordine, essendoché in essa regna ancora assai forte la disunione per gli affetti e per le parti de’Guelfi e de’Ghibellini ; onde gli odi e gli omicidi ancora vi nascono in grandissimo numero. Il che ha tanto più del-l’inumano, quanio più pare che resti derogato a quell’ onore e riverenza, che intieramente si dovrebbe da quella città e cittadini all’immagine che si trovano di Nostra Donna, tanto celebrata da per lutto non che in quelle parti, dove il signor Duca le fabbrica una chiesa, che ricevendo il fine conforme al principio, si mostrerà certo macchina di spesa e di bellezza assai grande (1). Disegna quivi S. A. far condurre i cadaveri di molli suoi predecessori e quello della già Serenissima Infante, e farvi nell’avvenire la sepoltura de’principi di quella casa. Ma stante che ricerca tale opera molta quantità di denaro e molta applicazione d’animo, non mi pare che nè in questa nè in quello rimanga disposta S. A. come converrebbe. L’ aver io già fatto lunga narrazione a Vostra Serenità delle miserie del Piemonte e di Torino, per la peste in particolare, mi leva l’occasione di ragionarle di quello Studio; del quale, essendo per la maggior parte morti i dottori in qualunque facoltà, e gli scolari fuggiti o periti, non resta quasi più alcuna forma veramente. L’ antica ordinaria entrala di Sua Altezza so che Vostra Serenità conosce non esser stata più di scudi 600,000, non computali i poco meno che 230,000 che le vengono dal re di Spagna, Ira per i 60,000 del pagamento de’presidj di Nizza, è (t) La Madonna della quale qui parla il Contarmi è quella di Vico, in un'angusta valle a piccola distanza da Mondovt: alla quale, come qui è detto, Carlo Emmanuele innalzò un pomposo edifìcio, ed ivi fu egli sepolto. Del resto le tombe dei re di Sardegna furon poste, siccome è noto, nella famosa basilica di Superga innalzata sulla collina di 'forino da Vittorio Amedeo II in scioglimento di un voto fallo alla Vergine per la liberazione di Torino nel 1706.