DI FRANCESCO VENDRAMIN. 1589. 163 le parti. Ma quanto s’appartiene veramente allo stalo presente delle cose di Francia, dappoi la successione d’Enrico IV, non pare che si possa farne ancora fondato discorso sino a tanto che non si veda Sua Maestà entrar in Parigi in qualche maniera ; essendo tenuto per impossibile che un principe possa esser veramente re di Francia e padrone di quel regno senza il possesso particolare della città di Parigi, dalla quale dipendono quasi tutte 1’ altre città principali di quel regno. Ma intanto s’intende che tutte quelle provincie, che erano ultimamente ridotte all’ obbedienza d’ Enrico III, si sono mantenute nell’istesso termine di devozione sotto all’obbedienza del nuovo re. E la Provenza in particolare, per opera di monsignor della Valletta, si trova a quest’ora assai quieta, stando solamente Aix e Marsiglia in qualche dubbio, per governarsi quelle città piuttosto da sè stesse che con alcuna dependenza dalla Lega. Cosi nel Delfinato s’è piuttosto fatto qualche acquisto dappoi la morte d’ Enrico 111 che altrimenti, e non senza pregiudizio del sig. Duca di Savoia ; il quale avendovi avute molte intelligenze per il passato, pare che si siano al presente quei popoli ritirati da quelle trattazioni, per quanto s’intende, per esser essi molto inclinati verso il re presente, essendo egli della loro medesima religione. Ma quanto all'universale della Francia, è stimata cosa molto difficile che, essendosi impadroniti tanti dei diversi governi con le rivoluzioni seguite, vogliano tutti così facilmente rilasciarli, avendo essi gustato il comando e quella sorte di libertà. Onde conviene che (oltre le discordie che sono in piedi) si travagli necessariamente dal re presente in Francia per lunghissimo tempo, per quanto si discorre, onde impossessarsi intieramente di quella corona, ed unire quelle provincie sotto all’obbedienza sua. Tutte queste considerazioni, che si fanno al presente nelle corti intorno alle cose di Francia, sono accompagnate finalmente da un altro discorso dipendente dai precedenti, e non manco importante per i principi c per la quiete d'Italia; il quale è, che sebbene il re Cattolico sia principe tanto grande e formidabile per tante forze, come si vede, se gli convenga però in particolare aver più riguardo alla pace ed alla quiete d’Italia che a qualsi-