DI COSTANTINO MOLIN. 1583. 117 nesse alla pace qualche altro pensiero, non è dubbio che col dovere il suo Stato esser al solilo la sede della guerra per il sito e per la fertilità sua, si leverebbe al principe, non v’essendo massime traffico di momento, il modo di sostentarsi, presto si dissiperebbe ogni somma di danaro che potesse essere preparata, e Sua Altezza con farsi qualche polente nemico, con pochissimi di consiglio e d’ esperienza appresso, sarebbe in necessità di ricevere aiuti da chi per assicurarsi di bene impiegarli, o per altri fini, le darebbe forse causa di vivere in poco meno che miserabile servitù. Ora per conservarsi in questa pace, che lo mantiene libero padrone di sè stesso e del suo, non si vede che alcuna cosa gli possa più giovare che, superando con giudizio e pazienza conveniente tutte le difficoltà, procurar di conservarsi neutrale con questi due gran re, fra’ quali è posto. Il che siccome in tempo di pace può Sua Altezza sperar di conseguire col proceder in tutte le occasioni con discreta e giudiziosa maniera tutla piena di riverenza e di rispetto; cosi in tempo di guerra, per i tanti confini e per il passaggio delle genti, la difficoltà si accrescerebbe all’ infinito. Tuttavia chi si rappresenta di quanto eslerminio sarebbe causa il far diversamente, non può se non confessare che mollo ben convenga, per superare lutle le difficoltà, il soffrir qualsivoglia grandissimo travaglio. Vi sono ancora i capitoli della pace del 59 (1), che obbligano espressamente questo principe a star neutrale, e in questo si sa che era risoluto il sig. Duca passato, che aveva veduto perdere questi Stati al padre per essersi accostalo agli Spagnuoli, e che s’era trovalo in tante fazioni fra questi due re, con aver finalmente col proprio valore ricuperato quasi tutto il suo. Non si trova però modo d’ aver lume cerio di come egli disegnasse d’ordinare a questo fine, in occasione di guerra, le cose sue; ma discorre qualcuno di quelli che erano suoi più principali confidenti, e che ha veduto le guerre di questi paesi ed ha lungamente servito Sua Altezza, che oltre Nizza e Villafrauca, nei quali due luoghi stimerebbe necessario il tener circa seicento fanti, fosse nel resto espediente il restringersi in selle (I) Di Caslel Cambiese.