DI MARINO CAVALLI. 1595. 211 autorità al sig. Duca di poter comandare alle genti sue senza aspettare, con molto suo disservizio, gli ordini del governatore di Milano. Mentre si attendeva a queste negoziazioni si trattava anco di continuare quello che si potesse fare per escludere i francesi d’Italia , sopra di che due punti erano in considerazione : l’uno era chi dovesse essere capitano dell’esercito che si doveva formare; il secondo, qual fosse la strada più breve di liberare il Piemonte. Sopra il primo, il contestabile di Castiglia governatore di Milano pretendeva di esser generale di questa impresa in virtù della sua commissione, la quale essendo quell’ istessa che era data agli antichi governatori di Milano quando Asti e Vercelli erano nelle mani del re Cattolico, gli dava titolo di capitano generale non solo dello stato di Milano ma anco del Piemonte, e stimava che non dovesse dispiacere al sig. Duca che Sua Eccellenza con le genti, monizioni e artiglierie del re venisse a far la guerra per suo servizio. E perchè era mollo desideroso di comandare a questo esercito, rappresentò la cosa di maniera in Spagna, che ne ottenne il carico dal re. Il che riuscendo di malissima soddisfazione di Sua Altezza, la quale stando in Torino avrebbe dovuto per tal modo lasciar disporre al contestabile del suo stato, e dolendosi che mentre il signor duca di Umena in Francia, e quello di Mercurio in Borgogna, come anco quello di Gioiosa in Linguadoca , e Nemours in Dellìnato, avevano potuto comandare alle genti del re, con lui solo si dimostrasse questa diffidenza, ottenne ritrattazione dei poteri dati al contestabile e autorità di comandare alle genti di Sua Maestà nel suo stato, con condizione che le deliberazioni si facessero con il parere del consiglio che il re aveva ordinalo, nel quale interveniva don Pietro di Padiglia, il signor ambasciatore di Spagna, don Alfonso Idiaques generale della cavalleria del re, ed alcuni altri. Non ebbe però il signor Duca in questo poca difficoltà, sia per essere tenuto troppo ardilo, di che ne possono nascere mille disordini, sia perchè, per le sinistre informazioni che i ministri di Spagna fanno della sua persona, il re non si fida inferamente dell’animo suo.