i>8 RELAZIONE DI SAVOIA Fra i principi di Germania, S. A. si promette assai del duca di Sassonia, perchè la casa di Savoia deriva da quella (1), e per li continui e reciproci uffizi d’ amorevolezza e di complimento che di tempo in tempo usano di fare insieme. Di quest’ amicizia e buona intelligenza il sig. Duca si promette molto beneficio in occasione di guerra , come sarebbe aiuti di cavalleria e fanteria e d’ altro ancora, olirà che è atta a fargli aver I’ amicizia di altri principi di Germania. Alla corte di Francia non ha negozi al presente il signor Duca che gli premano molto, se non è il procurare di opporsi ai mali uffizi che da diversi ministri vengono fatti contro di S. A. per metterla in maggior diffidenza di quella maestà. È infatti comune opinione invecchiata in Francia che il sig. Duca di Savoia non solo s’abbia per bene che le guerre civili e i travagli del regno continuino, stimando da questi dipendere la pace e quiete sua e il bene del suo stato, ma che li fomenti ancora in tutti i modi possibili. Dolgonsi pure i Francesi della stretta e confidente amicizia ed intelligenza che S. A. tiene col maresciallo Danvilla e con la casa sua, e dicono che S. M. ha occasione di restare insospettita che il sig. Duca per suoi interessi tenga viva ed in piedi quella pratica ; anzi hanno opinione che il Danvilla dipenda dalla volontà del sig. Duca, ed è fomentata questa opinione dalla marescialla sua moglie, la quale ritrovandosi in corte ed essendo pregata dalla regina a fare buon uffizio col marito perchè deponesse le armi, essa rispose che non mancherebbe di fare quanto stesse in lei, ma che bisognava interporre l’autorità di monsignor di Savoia, al quale suo marito deferiva mollo. All’ incontro il sig. Duca dice che questa sua amicizia non è tornata se non di profitto alla corona di Francia, essendo stato il maresciallo adoperato per mediatore in tante occasioni quante si sa, onde meriterebbe piuttosto augumento di grazia e di favore appo S. M. che altrimenti. E fu altresì di grandissimo disgusto in Francia la repulsa che S. A. diede di non volere in alcuna maniera accomodare il re nè di denari nè della parola in quella necessità nella quale si trovava nella penultima pace per pagare (1) Cosi allora comunemente si riteneva.