356 Egli, senza clamori, ma con fermezza aveva restituito alla coscienza popolare un giusto equilibrio ; aveva illuminato la vita pubblica e privata con opere e con esempi di bontà e di rettitudine ; aveva predicato e praticato amore e pace (1). Inopinatamente si assentava tra lo stupore e il rimpianto del popolo beneficato, non tanto di sorpresa però, come insinua con ingenua semplicità il cronista, che gli avversari non fossero pronti a raccogliere successione senza incontrare resistenze (2). La sorpresa era riservata al popolo, ignaro dei segreti compromessi della vita politica (3). A esso, per giustificare l’intrigo, si volle far credere si trattasse di un caso di coscienza, dinnanzi al quale ogni onesto doveva inchinarsi rispettoso. 7. — A Pietro Orseolo, esaltato per la purezza della vita, per l’intima religiosità di ideali, per la rettitudine di uomo pubblico e privato, sarà poi riservato l’onore degli altari. La sua scomparsa dalla vita politica aveva un significato meno alto. Allontanandosi dalla città, assistito dal genero Giovanni Morosini e da Giovanni Gradenigo (4), interprete della politica di conciliazione, quello stesso che aveva ricomposto nella pace eterna di degno sepolcro la salma dei Candiano, lasciava la poco invidiabile eredità del seggio ducale a un altro membro della stirpe candiana, di nome Vitale. Chiunque egli fosse e qualunque affinità avesse con il defunto duca Pietro IV (5), (1) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 142 sg. (2) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 143 : post cuius dicessum Vitalis cognomento Candianus - subrogatus est. Vedi l’annotazione di decima : cum Petrus dux Urseolo rdiquit honorem ducati, concupivit regulam monasterii, tunc successit in honore ducati domino Vitale Candiano (Romanin, Storia cit., I, 378 ; Besta, Bilanci, I, 4 sg.). (3) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 142. (4) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 142. (5) In lui si ravvisa un figlio di Pietro III, ma nulla lo indica come tale. Pietro III ebbe, secondo il diacono Giovanni, tre figli (Chronicon cit., p. 136) : Pietro che fu doge, Domenico, vescovo di Torcello, Vitale, conte di Padova. È ricordato anche un quarto figlio di nome Stefano (Cfr. Romanin, Storia cit., I, 378). Di altri non si ha notizia, e l’identificazione di Vitale duca nella persona di Vitale, conte di Padova, è erronea (cfr. Zokzi, Il territorio cit., p. 50 sgg.). Quale sia il rapporto con la precedente omonima famiglia ducale, non è possibile stabilire.