380 INF OHM AZIONE pontefice addi 20 febbraio dell’ anno successivo, Marino '¿orzi ebbe incarico, pur nella qualità di oratore, di recarsi al duca per condolersi secolui della perdita dello zio. Intanto a Leone X assunto al pontificato piacque favorire le mire ambiziose del nipote Lorenzo de’ Medici, e d'investirlo della signoria di Urbino tolta per forza d’ armi al Della Rovere nel 1516; sennonché Adriano VI, successore a Leone, reinvestì il legittimo padrone del ducato di Urbino e di Pesaro. Nel 23 passò Francesco Maria agli stipendi della Veneta Signoria e, ricevuti a Venezia colla più solenne pompa lo stendardo e il bastone generalizio , fu invialo in soccorso di Francesco li Sforza duca di Milano; il 17 gennaio del 24 il Senato decretava la costruzione di un celere brigantino e glielo donava ; nel 1526 gli spediva a breve intervallo due straordinari legati, Alvise Pisani procuratore perchè lo visitasse malato sotto Milano, e Agostino da Mula perchè a Mantova in argomenti guerreschi Io consultasse; il 5 marzo del 29 commetteva a Nicolò Tiepolo oratore di esortarlo a ricondursi all’esercito che avea d’improvviso lasciato per muovere ad Urbino minacciata di straniera invasione; nel 33 lo presentava di due magnifici cavalli ricevuti in regalo dall’emino di Castel-nuovo. Nel 34 fu rinnovata la condotta, e se gli assegnarono cinquantamila ducati l’anno, diecimila per sé, il rimanente per 300 fanti e 300 cavalleggeri, mentre già fino dal 1529 erasi preso a’ servigi medesimi anche il figlio Guidubaldo con 50 lance e 50 cavalleggeri per ducati 8500. Nel 36 il Della Rovere fu generale della Sacra Alleanza conchiusa tra Paolo III, Carlo V e la Signoria di Venezia contro il sultano Solimano l. Ammalò nel 38 a Venezia, di dove fu tradotto morente a Pesaro per via di mare, e dove gli si fecero pochi di appresso i più solenni funerali in santi Giovanni e Paolo. Francesco Maria lasciò fama meglio di valente ordinatore di milizie e di costruttore di fortezze, fama avvalorala dagli scritti che di lui ci pervennero , che non di prode combattente sul campo ; conciossiachè molto nuocesse alla militare riputazione di lui una certa lentezza abituale nel muover gli eserciti che capitanava, onde parve aspirare, non tanto alla gloria di Federico di Montefeltro , quanto a quella rara celebrità che all’ antico Fabio dal molto temporeggiare era venuta. E gli toccò vera sciagura, che talun degli storici che scrissero delle sue geste, mosso forse da personali inimicizie, osasse incolparlo perfino del non impedito sacco di Roma. Comunque la cosa fosse, gli è fuor di dubbio che dalla sapienza del Veneto Senato ebbe onori a pochi per lo addietro concessi ; e sappiamo dal Sansovino che gli si era decretata una stalu;* equestre di bronzo, se gli accidenti della guerra non l’avessero disturbata.