DI PAOLO TIEPOLO. 1563. 35 più piacevoli ed umani , e sono divenuti più industriosi e civili per le molte arti loro insegnate , per le quali lian lasciato gran parte della loro prima rozzezza c dappocaggine. Il paese, appresso , è in molte cose migliorato , perciocché in più parti produce frumento e uva , delle quali due cose , insieme con molte altre , mancava , e abbonda d’ ogni sorte di bestiame così da fatica come da carne, cavalli, asini, bovi, capre, pecore, porci e galline, de’quali tutti era privo. Dall’ India però vien condotto in Spagna oro e argento per molti milioni ogni anno, perle, smeraldi e altre gioie, zuccari, cassia, cotoni , cuoi, grane fi), azurro fino, ambre , piume, brasil e legno santo, acciocché di dove venne in queste parti il male, che falsamente si chiamava francese, venisse anco il rimedio (2). All’ incontro, in là si mandano panni di lana, tele , argento vivo, arme, rami, e altre merci minute d’ogni sorte, e in qualche loco non ancora ben ridotto vini, ogli e farine ; e vi vanno ogni anno 60 o 70 navi, le quali ordinariamente passano di Spagna alle Canarie in dieci giorni, e di là a San Domenico, scala generale delle Indie , in circa trenta, essendo fatto così facile il viaggio come l’andar di qua in Cipro. Ma non si lascia andar alcuno in India che sia d’altra nazione che spagnolo ; e di questi ne sono andati tanti per lo passato, che di loro , facendo molte colonie e popoli, hanno in gran parte riempiuta quella terra. Perchè ritrovando essi in quelle parli miglior fortuna, di poveri divenendo in breve tempo ricchi, di uomini di bassa condizione riuscendo signori, pochissimi son stati quelli che abbiano voluto ritornare in Spagna. Fra loro ripartono i paesi e le cose acquistate, le utilità e gli onori , e appresso di loro sta il governo di giustizia e di stato, e so- (1) Dicevasi grava un corpo d’insetto, col quale si tingevano i ponni in rosso, conosciuto in Europa ab immemorabili. Ma qui intende certamente l’autore parlare della cocciniglia del Messico. (2, Domenico Thiene, nelle sue Lettere sulla storia dei mali venerei, pubblicale in Venezia nel 1823, c Prescott, nella sua Storia del regno di Ferdinando e Isabella (Par. Il, cap. IX), mettono quasi fuor di dubbio che il morbo gallico, non solo non fu portalo dall’America in Europa, ma che non fu mai colà conosciuto se non quando vi fu inirodollo dagli Europei.