338 RELAZIONE DI SPAGNA DI G. F. MOROSI«. 1581. bontà c di così nobil ingegno e virtù , che si fa non pur amare ma riverire da ciascuno a quella corte. Tiene casa cosi onorata e virtuosa, e vive con tanto splendore, come io l’ho provato in me stesso (essendo stato alloggialo da sua signoria illuslriss. con non manco di liberalità che amorevolezza), che V. S. può esser certa che da alcuno non è stala servita con più dignità pubblica a quella corte ; che non fu poca ventura la mia, dopo tanti travagli, capitar in così buone mani. Nel mio partir da Lisbona mi mandò S. M. a donare quella catena che è a’piedi di Y. S., presente ordinario che suol fare a tutti gli ambasciatori di questa serenissima Repubblica, il quale però è della Serenità Vostra e delle SS. VV. II. che ne possono far quanto lor piace ; nè io ho altra parte in esso che quella sola che dalla loro accostumata benignità si può aspettare, non per ricompensa delle mie spese e danni patiti, ma per loro semplice grazia, e per testimonio che della servitù mia restano soddisfatte. Io posso ben dire che, oltre all’ ijtre mie incomodità , non è stato poco, nel (ine della mia lunghissima legazione, in cambio di ritornarmene a Venezia, convenir andar fino in Lisbona per licenziarmi da S. M., presentar il mio successore , e accompagnar gli ambasciatori straordinari, e spender per ritornare a Madrid quello che mi bastava a condurmi in Italia, e che a Barcellona poi non avendo ritrovata comodità di galere, mi sia convenuto ritornar . per terra, spendendo il doppio di quello che avrei fatto venendo per mare. Però se piacerà alla S. V. e alle SS. YV. II. farmene grazia , io resterò intieramente consolato, e pronto a spender sempre la vita e quel poco di roba che mi avanza in suo servizio, supplicandola a servirsi sempre di ine dove conosca eh’ io sia buono a poterlo fare, solo dandomi tanto tempo eh’ io possa ristorarmi, non pur delle spese, ma anco delle infermità che, in quattordici anni che servo la Serenità Vostra sopra le osterie , mi ritrovo aver guadagnate.