110 RELAZIONE DI SPAGNA che se bene sogliono usare buone parole, non sono però obbligati a conservarle, nè a proceder se non al loro modo. E aggiungerò a V. S., che parlando generalmente della nazione spagnuola , non mi pare avervi ritrovato molto buon animo verso questa serenissima repubblica ; perciocché confidandosi molto nella potenza e nelle forze del loro re, non tengono conto di alcun altro sia qual si voglia principe. La maggiore e principal querela , che S. M. tiene al presente con questo serenissimo dominio, è per quello che qui seguì in materia della precedenza; del che molto si ragiona per la corte dando molto carico alla Serenità Vostra. E quest’ultimo accidente occorso in Roma ha rinnovato tutta questa loro mala satisfazione ; ed è uscito di bocca di signori grandi e principali, che Sua Maestà dovria proceder con gli ambasciatori della Serenità Vostra d’altra maniera di quello che osserva ; perciocché non li dovria onorare nè permettere che stessero coperti dinanzi a S. M., nè ammetterli nelle cerimonie, nè far loro dei presenti nel partire, ma trattarli come usa con tutti gli ambasciatori dei principi d’Italia , ai quali non concede, come ho detto, alcuna delle sopradette cose. Fece S. M. elezione di un ambasciato-re (1) per farlo stare appresso V. S. contro la volontà della maggior parte del suo consiglio , ma se bene lo espedí di corte e lo fece partire, non lo lasciò venir qui ; il che fu in causa degli avvisi che ebbe di questa città , che la S. V. aveva deliberato di lasciar continuare 1’ambasciator di Francia nel suo solito loco, e non volere alterare la sua deliberazione. L’opinione del re era , per quello che secretamente potei intendere, che la Serenità Vostra slasse nella neutralità , non ammettendo nè l’uno nè 1’ altro, ovvero dasse al suo ambasciatore loco uguale a quello di Francia, come fu fatto nel consiglio. Ma aggiunto a questi avvisi, che gli furono scritti, quello che seguì in Roma, dubitò S. M. di qualche appunto , e però lo fece ritornare. Mai mi è stato parlato di questo negozio nè dal re nè da alcuno dei signori del consiglio ; ma quando in diversi ragionamenti mi è occorso di parlarne (se bene ho I Don Garzi a Mende/.