DI TOMMASO CONTAR INI. 1593. 437 quale confina lo slato ecclesiastico, e perchè essendo quel regno feudo della Chiesa, liberando i popoli dal giuramento e dalla obbedienza del re, potriano i pontefici suscitar moli importanti in uno slato per natura disposto ad ogni alterazione e atto a ricevere qualunque novità. Credono, oltra di ciò, per chiara esperienza , le armi che si muovono contro la Chiesa esser sempre stimale ingiuste, il fine delle guerre che si fanno ai sommi pontefici non esser altro che la restituzione dell’ acquistato, e quello che si perde con grandissima fatica ricoverarsi o in perpetuo restarne privi, e non esser principe alcuno in Italia più alto del pontefice ad eccilar e mover gli altri. E perchè fondano gli spagnuoli il quieto possesso dell’Italia nella pace di lei, temendo, in occasione di alterazioni, non meno la potenza altrui che gli umori de’ loro sudditi, dai quali sono estremamente odiati ; però con ogni maniera invigilano nel conservare e accrescer la buona intelligenza e unione con la Sede Apostolica, dalla quale ricevono eziandio nolabili beneficj e importantissimi emolumenti di molte grazie di bolle, crociate, decime, indulti, con i quali molta autorità s’acquistano , e cavano dai popoli infinita quantità d’oro. Alle quali cose tutte si aggiunge il concetto che acquista il re appresso lutti i popoli di indirizzar ogni sua azione secondo che richiede la religione, e tutte le imprese, tutte le guerre , tutti i disegni suoi non aspirar ad altro , ad altro non esser volti che all’ amplificazione di quella, alla difesa dagli eretici, alla protezione dagli infedeli. Si erano non mediocremente insospettiti di Sisto V , vedendo ch’egli, e con matrimoni nelle principali famiglie di Roma, e con entrate, faceva grande estraordinariamente la casa sua, e che di tutto ciò nè participava nè si consigliava col re ; erano molto intimoriti per l’accumular di tanto danaro che faceva, per le forze marittime che introduceva , per i cavamenti de’porti che ordinava, per la fabbrica e munizione delle fortezze che disegnava, non si sapendo a che fine tendessero queste sue azioni, e sospettandosi dell’ ingegno ardente e dell’ animo inquieto di lui, tanto più quanto che si era già alienato dalla lega di Francia, e pareva che inclinas-