DI ANTONIO TIEPOLO. 1572. 217 Sua Maestà , c di tanti lamenti che fanno tutti i suoi soldati, i quali nello stato di Milano e di Napoli , ma più nei paesi di Fiandra, sono creditori di grossissima somma di paghe, onde avviene di necessità che non solo non si quietino quei popoli di Fiandra per le cose passate , ina che anzi si sollevino pur tuttavia, eccitati e trafitti continuamente dagli spagnoli , i quali convengono vivere secondo la loro discrezione. Si può adunque dire con verità , esser gravati tutti i paesi grossissimamente, e dalle borse de’ particolari uscire ogni anno di ordinario la somma di nove milioni e mezzo d’oro, che aggiunti alle due grazie, che sono la crociata e l’escusado (1), fanno la somma in tutto degli undici milioni eh’ io dissi ; la quale nondimeno non basteria a far che il re potesse supplire alla lega per la offesa , quando per 1’ altra parte fossero da’francesi combattuti e travagliati i suoi luoghi. L’ escusado è una grazia di Sua Santità con la quale può il re , levando alle chiese il decimale più ricco , tenerlo per sè ; e questo afferma ognuno dover importare ogni anno poco meno d’un milion d’oro, tanto è grande la Spagna, e tanto ricche sono le chiese (2). Quanto alle comodità poi, ben può dirsi esser molte e molto importanti, perchè d’Italia ha soldati e cavalli per darne ad altri, di Spagna si vede quanti uomini cava ogni giorno , e per far galere non gli mancano legnami e nè meno uomini per remarle , e dall’ India può aver questa comodità di pigliare per sè in un sol colpo la somma di cinque milioni d’oro che ogni anno entrano in Spagna. La qual comodità , benché non si possa credere la M. S. essere per usarne se non in gran-disssima necessità , perchè sarebbe un rovinare tutto quel cor- • so, nondimeno è pur gran cosa trovarsi nelle necessità un modo così gagliardo onde ripararvi per quella volta. E tanto basti in quanto appartiene a questo capo della potenza. Ora (1) Di questo titolo d'entrata parla poco appresso. (2; Questo modo fu però trovato in pratica inammissibile, perche in alcuni luoghi, levato il decimale più ricco, non restava nulla alla chiesa, menlre in altri era sì poca cosa che il re non ne risentiva vantaggio alcuno. Onde fu convenuto in una somma fissa, da ripartirsi dal clero a piacer suo, la quale ammontò in fallo ad una cifra molto minore della presunla in questo luogo dall’ ambasciatore. Relazioni Venete. 28