71 Fu proprio così. La situazione e politica e religiosa era giunta a tal punto, che qualunque compromesso era ormai impossibile. Il clero delle diocesi bizantine, salvo poche eccezioni (1), aveva capitolato ed era pronto a scegliere il successore tra le file degli avversari dello scisma. La designazione di Candidiano, che, atteggiandosi a vittima, s’era fatto innanzi, significava piena ed aperta sconfessione e condanna della politica del defunto metropolita. Peggio anzi : aveva l’aspetto di una sfida, perchè era elevato all’alta dignità il più aspro oppositore di Severo, colui che per la sua condotta politica era stato messo al bando da lui (2). I vescovi lombardi erano assenti, ed erano assenti non solo per lo stato politico e militare, che loro vietava di partecipare alla sinodo elettorale gradense, ma per la manifesta tensione, che li allontanava dai colleghi, sudditi bizantini. Mentre questi a Grado consacravano Candidiano (3), quelli, riuniti ad Aquileia, davano un successore a Severo, secondo la propria fede, nella persona dell’abate Giovanni (4). La divisione territoriale si era tramutata, e per cause analoghe, in uno smembramento giurisdizionale e spirituale. L’oscura minaccia, formulata dalla sinodo di Marano, più che un decennio addietro, quale (1) Il vescovo Giovanni registra nella protesta al re longobardo i nomi di tre vescovi istriani, Pietro, Providenzio e Agnello, quali suoi aderenti e separati dalla confessione di Candidiano. M. G. H., EpiBt., Ili, 693 ; Documenti oit., I, 86. (2) M. G. H., Epist., Ili, 693; Documenti oit., I. 86. (3) Pauli Diaconi, Hist. Lang., IV, 33. (4) Patjli Diaconi, Hist. Lang., IV, 33. La parola dello storico longobardo è precisa e non lascia dubbi. È ipotesi fantastica che l’elezione deva essere stata tumultuosa (Paschini, Storia cit., I, 108) : nessuna testimonianza lo comprova, anzi Paolo Diacono attesta la netta separazione delle sedi elettorali. Non può perciò ammettersi che il clero aquileiese dovesse essere tutto, o quasi, a Grado, con lo specioso pretesto che vi era ormai pace fra Bizantini e Longobardi. Tutti i particolari, con i quali si tenta colorire e ravvivare la scena della duplice elezione, sono frutto di vane ipotesi. Paolo Diacono, implicitamente, con un racconto preciso le smentisce. Quanto alla cronologia, assai incerta e confusa, non è sufficentemente chiarita neppure dalla Stoppato (op. cit., p. 151), la quale si sforza di anticipare la morte di Severo al 592 : ma il suo ragionamento sopra questo punto è poco sicuro e convincente. Naturalmente va ripudiata, come assurda fantasia, l’ipotesi, che fa precedere l’elezione di Candidiano, da una presunta sinodo realtina, riunita per la consacrazione di S. Giacomo nel 609, la quale avrebbe dovuto proclamare la fine dello scisma.