DI ANTONIO TIEPOLO. 1572. 199 importanti al proposito di questa guerra, ne dessimo conto con nostre lettere, giudicando che dovessero esser cari alla S. Y. per uscire da un tal principe, che non solo è gran principe c affezionatissimo alle cose di questo Sereniss. Dominio, ma soldato e capitano intendentissimo , come esercitato ed allevato da quel gran capitano che fu l’imperator Carlo V. Ora venute le robe, io partii; e passando per Francia, con molto travaglio e con molto pensiero per suspicione degli Ugonotti che si dicevano stare alle strade, finalmente piacque a Dio condurmi sano alla corte del sereniss. re di Spagna (1). Ma per essere Sua Maestà all’ Escuriale, luogo di suo riposo, e sopraggiungendo il parto della regina (2), non potei espedirmi se non nel termine di un mese ; dopo il quale avuta 1’ udienza ed eseguita la commissione, sì come io doveva , e sì come scrivessimo il clarissimo messer Leonardo Donato (3) ed io , presi licenza , prendendo poi l’altro viaggio , pur commessomi dalla S. V. per sue lettere, per Portogallo , per invitare quel serenissimo re ad entrare nella lega (4). (1) Dalla Relazione del Cortigiano abbiamo che il viaggio fu pel mezzodì della Francia, la quale attraversarono sino a Bajona, e che di là partitisi il 2Ì7 ottobre, giunsero a Madrid, per Tolosa, Vittoria, Burgos, Aranda e Buitrago, il dì 9 novembre. (2) Il 4 decembre 1571 partorì la regina il principe Ferdinando, che morì giovanissimo , come vedremo. (3) L’ambasciatore ordinario presso Filippo II,della cui legazione sarà discorso a suo luogo. (4) Il cortigiano del Tiepolo, nella citata sua relazione, descrive il ricevimento del dì 8 decembre colle seguenti parole : .. Era S. M. venuta nella camera de’grandi, che suol essere d’ordinario sua anticamera, ed appoggialo ad un tavolino fuor del baldacchino, slava aspettando gli ambasciatori, come suol fare in tempo di solennità. Entrarono gli ambasciatori nostri ambedue (il Tiepolo e il Donato) e restarono le porte aperte ad ognuno. E fatte le solile riverenze, alle quali S. M. trasse più d'una volta la berretta di capo, si accostarono al re, col quale, dopo essersi coperti, parlarono. Le parole di S. M. in risposta furono così basse che non si poterono udire da noi, che eravamo vicinissimi. Volle il clarissimo che noi, che eravamo venuti seco d’ Malia, baciassimo le mani al re; dal quale con molta cortesia fossimo ricevuti, abbracciandoci, e non concedendoci in modo alcuno le mani, con lutto che ne facessimo grand’ istanza a S. M. Era S. M. vestita con calzoni di velluto argentino, con calzette di seta e giuppone di raso dell’ istesso colore , e vestiva di seta nera con molta politezza. Aveva cappotto di damasco foderato di zibellini, e sopra esso la collana del Tosone, che gli cingeva le spalle, larga più di due diti, tulta di preziosissime gemme legate in oro , che faceva vista mirabile. Portava la berretta, secondo l’uso comune, di velluto nero, con una piccola catena d'oro intorno, w Il re volle mostrare al Tiepolo lo stendardo ottomano preso alla battaglia