DI PAOLO T1EPOLO. 15C3. 27 sorte ili cose che ricercano gli eserciti ; perchè né fieno nè erba vi si ritrova per cavalli, e se vi è paglia, quella non serve a far letti, ina fatta minuta è solamente dagli animali mangiata ; i quali altramente in altro paese usi, in pochi giorni smagrano e diventano fiacchissimi. I deserti sono assai, e in molti lochi per molto spazio manca 1’ acqua, e i villaggi e abitazioni si trovano tra loro lontani, nè tanto provvisti che potessero supplire ai bisogni degli eserciti ; onde più volte nei tempi passati c nei moderni hanno provato la necessità e incomodo del paese quelli che 1’ hanno voluto assalire. Fornito quello che mi è parso a proposito narrare della Spagna, non mi resta a dire che di quei lochi che sono colla Spagna congiunti ; cioè le isole di Sardegna, Maiorica, Minorità ed Ivica, clic riconoscono la superiorità di Aragona, come quel poco che sta in Africa , le isole Canarie, e l’isole c terra ferma dell’ Indie, che riconoscono la signoria di Castiglia. La Sardegna , che ha nome di regno, di circuito poco minore della Sicilia, fu dagli Aragonesi occupata cacciandone i Pisani e i Genovesi che la possedevano (1), e che per quella ebbero molte guerre insieme. Abbonda delle cose necessarie al vitto è ne manda fuori ; contiene tre fortezze, delle quali Cagliari è la più perfetta ; non è del lutto ben abitata, ma però può far in un bisogno , oltre qualche fante, fin dieci mila uomini a cavallo, i quali benché non siano ben armati riescono assai buoni ed arditi, avendo più volle battuto i Turchi e gli altri corsari, che han messo piede in terra per predare. L enlrata reale è poca, la quale, insieme col donativo che suol di tempo in tempo farsi, si spende e d’avvantaggio nelle guardie ordinarie e straordinarie , ministri, e altre spese necessarie. Maiorica, Minorica e Ivica, che ritengono pur nome di regno, furono mcdesimamenle dagli Aragonesi levate dalla signoria de’Mori, e ridotte poi al cristianesimo. Maiorica circonda circa 200 miglia, è assai abbondante, ed abitata da gente che suol render buon conto a’Turchi e Mori, come si vide pur l’anno passato che ne ammazzò molti di loro, nè conlien (I Nel 1326.