DI AGOSTINO NANI. 1598. ' 489 la memoria dell’ imperator suo padre, che fu pentito a morte di aver a lui in vita rinunciati gli stati e il comando di essi, es* sendosegli per avventura dimostrato poco grato. Ha voluto che i consiglieri dipendano totalmente dal suo volere, e però don Cristoforo, e gli altri intimi segretari suoi, non hanno potuto trattenersi con il principe perchè si sariano resi sospetti a S. M., che sperava forse di regnare altri quarantadue anni. Ha tenuto il principe tanto soggetto che è stata meraviglia , e Sua Altezza sempre bassa , umile, ossequente , ed obbedien-tissima. Ha dello delle quattro mogli del re e de’ figliuoli morti. Parlava il re contro l’interna intenzione ; trattava di pace, e tramava la guerra ; ccnnava al capo , e dava ai piedi. Donava non per magnanimità, ma perchè non poteva ritener per sè, ed era molto tardo nel dare. Tenendosi aggravata la coscienza per il possesso di Navarra , disse nel suo testamento che, per non aver avuto tempo di sgravarla, lasciava che si consultasse la cosa, che è il medesimo che ordinò l’imperatore suo padre in questo proposito (1) ; che per discarico della sua coscienza ha lasciato le rendile dei maestrasghi degli ordini , riuniti già alla corona con permissione del papa (2) ; che questi maestrasghi quando erano separati servivano di gran contrappeso; che non volle veder l’imperatrice in questa ultima malattia per non aver occasione di farle grazia, e che nè manco l’ha nominata nel suo testamento (3j. Del re nuovo dice 1’ età , fisonomía , disposizioni dell’ animo e del corpo, esercizj, affetti ec. Si dimostrava da principe in molte cose contrario agli andamenti del padre. Don Cristoforo 1’ assisteva con mala sua soddisfazione ; però non gli è in grazia affatto. Don Gio. Idiaquez sarà adoperato molto per la sua esperienza e virtù, non eh’ ei si possa assicurare (1) Veggasi nella precedente Relazione del Vendi amin la noia a pag. 467-68. (2) Lasciò, cioè, che le rendile dei maestrasghi fossero assegnate, per quel tempo che risultasse necessario, a indennizzare le usurpazioni da lui esercitale sopra beni ecclesiaslici. Dia vedutosi poi che ciò veniva ad equivalere ad ima quasi perpetua alienazione, fu trovalo il modo di non ne lar allro. (3) Intorno l’imperatrice Maria, sorella di Filippo II , veggasi la precedente Relazione dello Zane, pag. 366. Relazioni Venete. 62