152 RELAZIONE DI SPAGNA altri signori di quel paese di 40 e 50 mila (1), e a diversi signori e cavalieri, quando fece le corti a Monzone , di 10 e 20 mila , e pur ora al conte di Feria di 30 mila , c 8 mila d’entrata in vita a un suo figliuolo ( certo doni anzi magnifici che liberali); e l’edificio che ha comincialo nella villa dell’Escutale , che sarà un monastero per i frati di San Girolamo (2), dimostra la magnificenza del suo animo , perchè facendo conto dallo speso finora in quest’ opera, vien concluso non potersi consumar meno sino al fine di tre milioni d’ oro. È vigilantissimo nelle coso della giustizia , tanto che è tenuto severo, d’onde procede che i ministri, per imitare il loro re , son severissimi , c qualche volta passano anco tal termine. Questa severità , avvenga che sia olirà il giusto e ad alcuni dannosa , è nondimeno un bene universale, perchè ha poche parti il mondo dove sia sicura la strada e di giorno e di notte come in tutte quelle provincie che sono sotto nome di Castiglia Vecchia c Nuova, che sono Leone, Toledo, Murcia, Granala c Andalusia , c altre ancora distinte da queste , che sono Galizia , Biscaglia e Navarra ; che gli altri tre regni d’ Aragona, Catalogna e Valenza non hanno la medesima sicurtà , perchè non ha il re in questi 1’ autorità assoluta che ha negli altri luoghi già nominali, sendo questi governati per proprie leggi , nelle quali essendo grandissimi disordini, avviene che sien travagliali da discordie di cittadini e da ladroni al pari di qualsivoglia più tristo luogo del mondo. Nò può pensare il re di rimediarvi, perchè non patiscono quei popoli che si levi pur in una piccola cosa alcuno de’ privilegi loro, ed è assai che lo riconoscano come re, come comportano i loro instituti, prestando il servizio di 600,000 ducati di tre in tre anni quando S. M. si compiaccia della visita di quei regni. Quanto alla parie che tocca ai negozj, è S. M. facile all’ udienza degli ambasciadori quando la chieggono, ed in ilÒO (1) Questi doni furono falli da Filippo 11 mentre era ancora in Fiandra; talché la frase — nel ritorno di Fiandra — non si deve intendere por dopo ritornato di Fiandra, ma per — quando fa per ritornare di Fiandra. — E questo può rispondere a un dubbio emesso dal sig. Gachard a p. 156 del suo citalo volume. (2) Veggasi la noia a pag. Ili.