DI ANTONIO TIEPOLO. 1572. 225 nè in alcun’ altro luogo, stato corrispondente al sangue di dove viene, essendo figliuolo dell’ imperator Carlo V ; però è necessitato a sentire con grandissima pena questa risoluzione del serenissimo re suo fratello. Considerisi a confirinazionc di questo l’opera fatta l’anno passato, la quale è seguita solo per l’industria e valore de’ nostri e per risoluzione di solo questo giovane , il quale , per quel che s’intende da tutte le parti, volle pur andare innanzi contra il parere quasi di tutti del suo consiglio. Ne è meraviglia che fosse così, poiché in Spagna medesima , dopo la nuova della vittoria, la quale giunse alla corte pochi dì innanzi eh’ io v’ arrivassi, fu chi apertamente afiirmava esser stato un gran rischio , e che in fatto fu risoluzione da giovane ; e l’istcsso Ruy Gomez, ragionando col clariss. ambasciatore Donato, afiirmava che bisognava mandar appresso a questo soggetto persone che non fossero nò anco così tutto arme ; il che mi ricordo che scrivessimo alla Serenità Vostra in quel tempo ; e si vide poi anco esserne seguito 1’ effetto per la elezione del duca di Sessa per suo luogotenente , e del sig. Antonio Doria e marchese di Tre-vico per consiglieri ; uomini, che per 1’ età e per l’esperienza ben basteriano a temperare, ma non già a raffreddare del tutto quelle azioni che la ragione avesse persuaso doversi fare con ardire e con risoluta prestezza, se il re, con questa inaspettatissima nuova, non avesse chiarito il mondo che vuol non solo temperare, ma assicurarsi del tutto le sue galere. Quanto adunque all’ animo di questo giovane , non si può desiderar di più per l’esperienza fatta , e per quello ancora che ha dimostrato in Messina in fatti ed in parole, siccome so che le SS. VV. II. di lui restano soddisfattissime. Avea pensato di dire alcuna cosa intorno all’ intertenersi dei ministri della Serenità Vostra con questo signore e con i suoi ministri, onde nascesse sempre più ardore e amore a benefizio di questa santa impresa ; ma so che ogni mio ragionamento in questo proposito saria riputato tedioso e vano ; però mi risolto a tacere e far fine al mio uffizio pregando l’onnipotente Dio, che volgendo gli occhi suoi verso questa sua cristianissima Repubblica gli piaccia averla nella sua guar-Relazioni Venete. 29