264 Ci partimmo da Roma alli 6 di ottobre ( 1529 ) per andare a Bologna, dove arrivammo alli 24 pure di ottobre, essendo Cesare in Piacenza. Venne la nuova che I’ esercito turcliesco si era levalo da Vienna, con danno assai de’ suoi uomini, ma di cavalcature e di altri animali grandissimo. Cesare giunse a Bologna alli 5 di novembre, e si cominciò subito a trattare la pace, alla quale Sua Maestà e tutti li suoi io vidi sempre prontissimi. Vero è che dalli ministri suoi d’ Italia, e massime da Antonio da Leva, si fece quanto fu possibile per disturbarla (1): ma pur alla line, per la bontà divina, dalla quale è proceduto così buono effetto, se n’ è venuto alla conclusione alli 23 di dicembre. Nè qui voglio io omettere, che il giorno avanti che si facesse la stipulazione, il pontefice vi voleva ponere un capitolo, che Vostra Serenità desse il possesso alli vescovi eletti da lei, nè più si impedisse in modo alcuno di fare altra denominazione. Io risposi a Sua Santità che, non avendo mai scritto a Venezia in questa materia, non aveva commissione alcuna; e pertanto, che non poteva consentire a quel capitolo: ma che bene mi meravigliavo, che la ponesse difficoltà in questa cosa, della quale io era certissimo (per quanto poteva giudicare col mio debole ingegno ) che la non avria difficoltà alcuna. Il che mi sforzai di persuadere a Sua Santità, per non interponere qualche intrico alla conclusione della pace, essendo già accordato il duca di Milano, e concluso tutto. (1) Veggasi a questo proposito la scrittura antecedente intorno alla pace di Bologna. Antonio de Leyva, navarrese, fu uno dei più prodi e più fortunati capitani de’ tempi suoi. Diede già prove di molto valore nella battaglia di Bavenna (1512), e nella difesa dì Pavia contro i Francesi. Dopo la battaglia presso Pavia, nella quale rimase prigione Francesco I, fu fatto governatore dello Stato di Milano, die per la pace di Bologna venne poscia restituito a Francesco Sforza, sebbene il da Leyva tentasse ogni mezzo di impedire cotesta restituzione. Morto Io Sforza, egli fu di nuovo preposto al governo del Milanese. Ma Tanno dopo (1536) morì di febbre contagiosa nell invasione della Provenza.