dpi e Popoli dell’ Europa Meridionale nel secolo XVI e XVII ; e singolarmente per quella parte di essa che racconta le azioni dei Papi, durante lo stesso periodo di tempo. Per incarnare, come egli fece maestrevolmente, quest’ultimo disegno, gli vennero specialmente in acconcio le inedite Relazioni degli Ambasciatori Veneti alla Corte di Roma, le Istruzioni e le Informazioni dei Papi, dei Legati, dei Cardinali. La qual sorta di documenti vorrà sempre estimarsi la più importante, e per l’autonomia degli stati da cui provennero, e per la qualità degli uomini adoperali nelle trattazioni dei negozii politici c religiosi. Nel primo volume della Serie li di questa generale Collezione delle Relazioni degli Ambasciatori Veneti alle corti italiane e straniere, il benemerito raccoglitore, Sig. Alberi, prometteva: « che le Relazioni di Roma formeranno per sè sole intieri volumi, dove, senza interpolazione di altre, verranno cronologicamente disposte; parendo che cosi richiedesse il gran numero e l’importanza massima delle medesime; le quali costituiscono una storia del Papato, il cui valore non può essere abbastanza apprezzato, che dietro l’esame stesso di questi preziosissimi documenti. » Essendomi stata 9(fidata la cura di adempiere quella promessa, mi corre debito, prima d’ogni altra cosa, di rendere ragione ai lettori del metodo e della distribuzione dell’ opera. È noto che un’ antica legge della Repubblica di Venezia obbligava ciascuno ambasciatore, compiuto 1’ufficio, di fare dinanzi al Senato una relazione delle cose operate ed osservate durante la legazione. Un’ altra legge ingiungeva più tardi agli ambasciatori di deporre in iscritto nella Cancelleria ducale la relazione esposta a voce iu Senato. Quest’ ultima legge, andata in disuso, fu richiamata in vigore nel 1533, e mantenuta sino al cadere della Repubblica (1). Perciò, dal principio del seco- (1) Nella serie delle Belaaioni (li Roma v’ ha però una lacuna dal 1535 al 1551; a riempire la quale riuscirono infruttuose le più diligenti ricerche, latte dal chiarissimo Emanuele Cicogna e da me. Il Cicogna è d’avviso , che gli ambasciatori intermedii non ponessero le loro relazioni in iscritto , contenti di aver dato nei loro regolari dispacci al Senato il ragguaglio di tutte le cose operate. Dal 1551 in poi, lo interruzioni divengono sempre minori.