LIBRO SETTIMO, 285 fcinata per le ftrade la Moglie, che fù figliuola del vecchio Kiuperlì, e forella dell’altro Kiuperlì, nella quale era venerabile la memoria di due iniigni Vifiri benemeriti dell'imperio . Si atterrì a quelle crudeltà il popolo, e refe già into-lerabili tante violenze, non era chi non defideraffe il follie-vo. Furono chiufe le botteghe della Città , ma non fenza mortali rifse tra quelli, che tentavano, e quelli che procuravano difenderli dalle rapine. Ufcì all’hora un fufurro uni-verfale, che iì doveife fpiegare la bandiera del Profeta , Se unire tutta la gente contro quei feditiolì. Si trovò un popolare più degl’altri ardito, che inalzato un fazoletto fopra un legno, diiTe ad alta voce, che quello farebbe flato lo ften-dardo fino, che il vero fi foife veduto ; e raccolto in quella maniera molto popolo, fi portò verfo il Serraglio. Corfa la fama per la Città, che l’infegna venerata foiTe fiata efpofta, s’incaminarono a ftuoli le genti verfo il palazzo regio, chi con Tarmi, chi fenza, e fi calcolarono unite in pochi momenti di tempo più di cento mille perfone. Atterrito da un tanto tumulto il Gran Signore dubitò della propria falvezza: ma intefe le cofe accadute , e Tiilanze del popolo , prefo re-fpiro, fattoi! portare il Sigillo dal Muftì, lo confegnò ad If-maele Pifanzi Vifire di banca, che fin’alThora non havea ha-vuto altro impiego, che d’imprimere fopra i comandamenti la marca Imperiale, huomo di coilume affai placido , e di età all’hora avanzata alli fettanta anni . Si radunarono nel Serraglio tutti gl’huomini della Legge , e fecondo il loro cor. figlio, reilituì il Gran Signore alla dignità di Muftì il depo-flo, e degradò tutti quelli, che a fuggeilione de i feditiofi s’erano nelle Cariche principali intrufi . Fù efpoilo Io ften-dardo del Profeta, fotto il quale s’unì a fchiere il popolo. Atterriti li Spai, e Giannizzeri tumultuanti , non penfarono ad altra falvezza, che nafeonderfi ne i luoghi fecreti , ma con arrabbiate diligenze eftratti da i nafcondigli , furono la maggior parte morti crudelmente. Un tal Acmet de i principali offerì per efimerlì dal pericolo cento , e cinquanta mille reali : ma tenuto in concetto d’haverne maggior fom-ma, fù torturato, fpogliato del denaro, e poi decapitato. Durò per tré giorni in Coilantinopoli la ilrage , e la confi. Fofcar/n/, T 3 fufio- Tfmatlt Pifanzi fatte primi Vjìrt. I