301 ch’io le replichi altramente (1). Questa cosa indusse il papa iu tanto dolore, che ( per quanto ho dal cardinale Santi-quattro, che io non era allora in Roma ) ne pianse e fece grande dimostrazione di dispiacere. Ma anche questa ingiuria Clemente dissimulò; nè si commosse giammai, se non quando ritornava l’imperatore da Vienna; perchè allora Sua Maestà incominciò a richiedere il Concilio, forse (per quello che si diceva) stimolato dai Luterani. Questa sola fu quella causa che commosse l’animo del papa di sorte, che, inanzi al ritorno dell’imperatore, intendendo Sua Santità eh’ egli era per fare tale uffìzio, avrebbe desiderato che non fosse tornato così presto nè così gagliardo; anzi sperava il contrario, e fermamente se lo teneva; avendo opinione che due imperatori, uno occidentale, 1’ altro orientale, e tanto potenti e forti, non dovessero così subito e così facilmente senza danno alcuno essere quietati. Per questo, ritornato Cesare in Italia, andò il papa a Bologna contra sua voglia e quasi forzato, come da buon luogo ho inteso. E fu assai evidente segno di ciò, che Sua Santità consumò da giorni diecinove in tal viaggio, il quale poteva fare in tre giorni; ma pur gli convenne farlo, dubitando di non irritare troppo l’imperatore, se non andava; tanto già se gli era obligato. E fu costretto dalla stessa causa di venire alle tregue dei (I) Per rintuzzare i minacciosi assalti di Solimano, Clemente VII aveva promesso di contribuire ai collegati cristiani quarantamila ducali al mese durante la guerra, e aveva mandato a Vienna, in qualità di Legato, Ippolito de’ Medici suo nipote con trecento archibnsieri. Cessata qnasi subito quella impresa per la spontanea ritirata di Solimano, l'imperatore, desideroso di ritornare in Ispagna, ordinò che i Tanti italiani andassero a respingere sempre più i Turchi nell'Ungheria. Ma questi, o di propria deliberazione, o eccitati dai loro capi, si ammutinarono, e presero il cammino d'Italia; ardendo molte ville e terre dell'Austria « per vendetta (secondo dicevano) degli incendii fatti dai tedeschi in Italia ». Innanzi a loro si spinsero il capitano Piermaria Rossi, e il cardinale de’Medici, insofferente di seguire la corte di Cesare che par scendeva in Italia. L’imperatore sdegnato, attribuendo forse la causa dell' ammutinamento al Legato, lo fece arrestare; ma poi, temendo le conseguenze di quell’ arbitrio, lo liberò. — A cotesta ingiuria fatta al cardinale e al pontefice, accenna appunto il Soriano.