204 ricevuto le lettere del Senato dei ventisei di novembre, nel giorno inanzi a ore cinque, e che aveva in animo di tenere celata coi cesarei la deliberazione della lega, per avvantaggiarci nella differenza degli interessi da loro allegata; ma se il pontefice lo ricercasse, scrive che aveva in animo di non negarla. Questa confidenza dell’ oratore nel pontefice, che avesse a lacere all’imperatore tal nuova, fu giudicata da molli pericolosa e dubbia. Seguiva nelle lettere : che intesa appena dall’oratore questa nuova, e fatta la detta deliberazione dentro di sè, a sei ore di notte venne a lui un segretario di Sua Santità e dissegli, che per via del legato residente in Venezia aveva inteso la deliberazione del Senato intorno alla lega, e che 1’ aveva mandato da lui per intendere la certezza. E qui fu notato, che nel consiglio dei Pregadi dovevano esser persone che comunicavano al legato le deliberazioni; cosa veramente indegna di quel luogo e degna di correzione e castigo. A tal richiesta gli rispose : che era vero ; ma che dovesse in nome suo pregare Sua Santità che tenesse celata ai cesarei tal nuova per beneficio e vantaggio della illustrissima Signoria nella conclusione della pace. Venuto la mattina seguente al pontefice, aveva di ciò lungamente ragionato; e poi si era trasferito all’ imperatore e gli aveva detto che: avendo egli scritto nei giorni passati alla Signoria che, se deliberasse di far lega con Sua Maestà, egli credeva che questa non gli chiederebbe più alcun danaro per l’interesse allegato, e che il duca di Milano sarebbe messo in possesso di tutto lo stato suo; la Repubblica inteso questo, aveva deliberato di far la lega con Sua Maestà, cioè di difendere il duca Francesco per conservargli lo Stato di Milano, e di ajutare lei nella difesa del regno di Napoli contro i principi cristiani. Cesare, intesa questa deliberazione, ringraziò sommamente la Signoria e disse: « Ora conosco che la si mette in via di voler la pace, alla quale