12 re gli dia seicento uomini d’ arme e seicento svizzeri in aiuto per l’impresa di Romagna; senza però le artiglierie, delle quali il papa ha gran copia: e ciò fa per scacciare da Bologna messer Giovanni Benlivoglio, e poi insieme andare all' impresa del regno; e i detti capitoli sono stati mandati al re. Quello che si può sperare dal papa si è: che Sua Santità stima più la Signoria nostra che niun altro potentato del mondo, e però desidera che ella protegga il figliuo- lo ; e dice voler fare tale ordine, che il papato o sia suo, ovvero della Signoria nostra. E il duca ha detto, che farà far papa (morendo il papa presente, suo padre) quello che la Signoria nostra vorrà ; e che se i nostri Cardinali saranno uniti, il papa non sarà altri che veneziano. Contra i Turchi è da sperare clic il papa farà ogni cosa ; e li denari per 1’ Ungheria sono preparati. Il papa commemorò all’ oratore qualche volta quello che ha fatto per la Signoria ; e che, pregato per lettere del Consiglio dei Dieci di assolvere dalla escomunicazione il vescovo di Treviso, Niccolò Franco, gli fece fare la bolla. Tuttavia il papa de jure non può nulla; anzi due cardinali deputati, se loro non paion giuste, possono stracciare le bolle che fa il papa; e così fa pure il Datario. Poi disse che i Genovesi a Roma sapevano sempre prima d’ogn’ altro le cattive nuove ; e facevano le loro prove col navigare in Levante e torre spezie. Laudò li nostri prelati : il Reverendo primicerio di San Marco, messer Dandolo; messer Jacopo da Pesaro, vescovo di Baffo ; il protonotario Lipomano , il protonotario Pesaro, il protonotario Zane, figlio di messer Alvise; il vescovo Trevisan di Cividale, il quale si raccomandava alla Signoria (1). (1) Intorno a questi prelati vedi le Iscrizioni Veneziane di Emanuele Cicogna, e l’opera sulle Chiese Veneziane di Flaminio Cornaro. Di alcuni avremo occasione di parlare nelle seguenti Relazioni.