234 posizioni. Gli si mandino adunque ambasciatori per congratularsi tanto che vuole, ma si taccia al tutto dell’obbedienza; si senta ciò che lor vorrà dire, e gli si risponda poi ciò che inspirerà Iddio a beneficio di questo stato. Ma non voglio però lasciar di pregare le Signorie Vostre, che non mi diano questo carico di ambasciatore, essendo io vecchio decrepito e male condizionato delle gambe, come ognuno può vedere con l’occhio ». Tacque messer Alvise Mocenigo, e parlò brevemente per la opinione del Collegio messer Marco Dandolo, sopra questo fondamento: che la obbedienza si doveva dare al pontefice, per la religione che ci stringeva e per il costume antico della Repubblica che sempre 1’ aveva prestata; sebbene avesse diferito alquanto di darla a papa Clemente per i rispetti sinora avuti, ma da qui innanzi non ammissibili. Infine si raccomandò di non esser mandato a Roma; come avevano fatto gli altri, Emo e Mocenigo. Furono poi lette di nuovo le parti, e il Mocenigo acconciò la sua in questo modo: che fossero eletti quattro ambasciatori all’ imperatore, i quali dopo andassero al pontefice; e se per caso fossero richiesti della obbedienza, dovessero rispondere: che a tempo che la Santità Sua fu creata, gli furono destinati otto ambasciatori per tale effetto, i quali non erano venuti, perchè ella non si aveva curato che venissero; ma che quando gli fossero grati, scriverebbero la intenzione sua alla Signoria, la quale senza dubbio non mancherebbe d’ ogni olficio verso di lei. I Savi alli Ordini posero che si facesse un ambasciatore al Signor Turco, subito dopo fatti quelli all’imperatore. Per lo che messer Leonardo Emo parlò: che questo scontro non si poteva ballottare colle altre parti, per essere in materia diversa dalle proposte: rifiutò la opinione di messer Alvise Mocenigo, dannandolo di mutabilità, dal che si argomentava che la era mala; e mostrando che, negare que-