221 inteso con dispiacere la mala opinione che aveva. Perchè la parte proposta era ottima, non concedendo altro che udienza a chi voleva manifestare quelli che avevano male amministrato il denaro pubblico : che 1’ udire e l’intendere i particolari delle cose non fu mai se non bene; e se si conosceva che colui che fa questa domanda abbia rubato scritture pubbliche, ovvero insidiato gentiluomini ed altri di qui, si avrà occasione di castigarlo; e così si farebbe con tutti quelli che si conoscerà usare male strade, ai quali aveva accennato messer Marino : lodando, che si punissero tutti quelli che fanno male, e che si allargasse la via di conoscerli. E la parte fu presa. In questo giorno venne a Venezia Gianus Bei, ambasciatore del Signor Turco, per rallegrarsi del ritorno di esso a Costantinopoli dall’ impresa d’Ungheria. Portò seco diverse lettere, così di messer Alvise Gritti, come del segretario Leopardo, il quale in Belgrado aveva accompagnato 1’ esercito turchesco e salutato Ibraim per nome della Signoria, comunicandogli le lettere d’ avviso dei successi d’Italia, ritenute sino allora per la mala sicurezza delle strade. Le lettere veramente di messer Alvise Gritti erano date in Buda, e narravano la partenza del gran signore da Vienna per Costantinopoli, e che a lui, Gritti, erano state donate due città dal re Giovanni, Vaivoda. Questa venuta di Gianus Bei fu significata a messer Gasparo Contarini, con quanto si aveva di nuovo da quelle parti, degno di saputa. Alli ventotto di decembre, furono lette lettere da Bologna, sì dei Contarini come del Veniero; le quali avvisavano che le differenze del duca di Milano coll’ imperatore erano quasi sciolte; e che il duca si lamentava molto della Signoria, che permetteva che le due fortezze del suo stato rimanessero nelle mani di Cesare; si lamentava dell’imperatore, che 1’ aveva costretto di dargli altri ducentomila ducati, e quattordicimila di entrata, cioè seimila ad Antonio da Leva,