283 nel contentar detto duca in molti partiti, con pregiudizio non piccolo della duchessina. Questa fanciulla è ora entrata nell’anno decimoterzo; è di natura assai vivace; mostra gentile spirito; è bene accostumata, e fu educata colle monache nel monastero deile Murale in Fiorenza; donne di mollo buon nome e santa vita. È piccola di persona, scarna, e di viso non delicato; ha gli occhi grossi, proprii alla casa de’Medici. Il Cristianissimo re, nelle sue lettere le chiama sempre duchessa di Urbino; la qual parola offende un poco questi agenti del duca di Urbino, ed è stata ponderala molto dagli oratori Cesarci. È stata desiderata in matrimonio dal duca di Milano; e so che Sua Eccellenza 1’ avria pigliala anche senza Piacenza e Parma; perchè egli non ha maggior sospetto o timore di alcuna cosa, salvo che la duchessina sia data al secondogenito di Francia; temendo che con tal mezzo si dia causa al Cristianissimo di discendere un giorno alla impresa di Milano. Ed ancorché sopra di questo partito si siano fatte molte parole, tuttavia se ne avrà la risoluzione soltanto alla venuta del Reverendissimo d’Agramonle. Ma non si vede che il papa s’inclini a volerla dare al duca di Milano; o perchè sia di età sproporzionata, non gagliardo, povero e non stabile nel dominio, o più presto perchè Sua Santità abbia 1’ animo altrove. Anche il duca di Mantova la desidereria per sua moglie; ma il papa non si vede inclinalo; forse per non aggradirgli la natura del duca assai viziosa (come a tutti è ben noto). Perlochè il duca, ora che ha disciolto il matrimonio con Donna Giulia, infante d’ Aragona, attende a quella di Monferrato; dopo la morte della primogenita pure di Monferrato, che fu prima promessa al detto duca. E 1’ oralor mantovano mi ha detto, non esservi dubbio alcuno dal canto della madre e della figlia di Monferrato, purché l’imperatore vi presti l’assenso; il che si negozia ora, e dubitasi che non succederà, si perchè Cesare mostra di odiare il duca per il repudio dell’ara-