144 ricordevole di questo avvenimento, non abbia voluto cogli altri tre oratori ricevere anche il Da Ponte. Comunque sia (l)f 11 da Ponte, resosi sempre più benemerito verso la patria, ai 30 di luglio 1570 Ai eletto Procuratore di slieri •*adoperò molto in Bergamo per formare il processo contro quel vescovo; ma che molto più s'adoperò in Roma, per rispetto della Repubblica e del patriarca Ori mani, e per causa dell’opposizione che trovò negli ambasciatori della Repubblica che difendevano il vescovo e la giustizia del Patriarca ; in modo che il Ghislieri »in d'ailora si persuase che nella Repubblica veneta non fosse quel zelo di religione cattolica, nè quel rispetto verso la Sede Romana, e la persona sua propria, ch’egli vi avrebbe desiderato. (i) Pare però certo che il motivo ne fosse l'incolpazione di eresia data al da Ponte. Stanno infatti nei codici di Emanuele Cicogna due documenti di scrittura di quel tempo, che lo comprovano. — Il primo è un dispaccio del suddetto Paolo Tirp<»lo da Roma, in data dei 16 febbraio i565, cioè i 566 a stile comune; l’altro è una ducale dei a3 marzo i566 allo stesso Tiepolo. Nel dispaccio, dopo aver detto che il papa non volle accettare ii Da Ponte, soggiunge di aver pregato due cardinali a farsi mediatori di questo affare. Fattone V ufficio, riferirono al Tiepolo: essere impossibile il mutare la mente del papa « perchè (dicevano) nelle cose di Religione di questa natura, egli pensa di saperne più degli altri, e di non aver bisogno di consiglio ; e dove prende una deliberazione per bene, si ferma; nè ragione di stato, nè qualsivoglia cosa è per ri muoverlo ; e lascierebbe piuttosto rovinare il mondo, che mutarsi dC opinione : ami, diceva uno delli detti cardinali, che lo conoscea tale, che dove si affissava in queste opinioni, saria per sostenerle stato uomo da assalir solo un esercito intiero che fosse contro di lui : sperando che, avendo buona intenzione, Dio lo dovesse aiutare. » Uno dei detti cardinali riferì ancora al Tiepolo, di avere per cotale raccomandazione avuto un rabbuffi» dal papa; perchè essendo esso cardinale all’ Inquisizione, osasse parlare in favor del Da Ponte: che quindi trovò il Pontefice inesorabile ed invincibile; che si potrà far figurare ammalato il Da Ponte, ed usare qualche altro termine per mostrare al mondo di avere diversa causa di non mandarlo; che sua Santità disse al cardinale molte cose intorno al Da Ponte, le quali, per essere esso cardinale alla Inquisizione, non può ripetere senza incorrere la pena della scomunica comminata dal papa a chi ne svela i segreti; che il papa però non chiama eretico il Da Ponte, ma però tale che avesse bisogno di purgazione ; che dò che piò offendeva il papa era qualche termine usato dal Da Ponte nella cosa del vescovo So-ranzo, che fu la maggior impresa del papa, e quella che lo fece fare prima Inquisitore, poi cardinale, e finalmente pontefice. — Aggiungeva il Tiepolo, che l'altro dei cardinali suddetti gli mandò a dire.* « essere cotanto fermo il papa, da non potersi volgere ; che il papa a quel cardinale aveva nominato il Da Ponte per eretico ; e che esso Tiepolo dalle parole udite ai confrrma nella opinione : « che la causa del mai concetto del papa contra il Da Ponte, nasca dalla cosa del veitovo Sorango. » Il secondo documento, ossia la ducale al Tiepolo, premessa la doglianza che il pontefice non abbia voluto accettare il Da Ponte, ingiunge all*ambasciatore di scoprirne la causa, e di giustificare l'innocenza del Da Ponte in faccia al pontefice; dicendogli: « che il smddetto Sobrie, per lo spazio di settantatri anni di vita che Aa, è vissuto cattolichissimamente, ed è nemico mortale degli eretici: a e che in tempo delle sue legazioni a Roma, non è succeduta la fuga di queir eretico. .'Questi è forse quel Giorgio Medaga o Modaga, principale eretico nominato nella relazione di Roma dello stesso Tiepolo, |566, che la Repubblica foce levare per foru dalle prigioni del Convento di S. Domenico di Bergamo, ove erano detenuti gli imputati di eresia; • ciò con gran pericolo ddl’lnquisitor Ghislieri e dei frati).