289 patissima, io non parlerò degli altri cardinali, nè delle entrate loro nè delle altre loro qualità; essendo certissimo eh’ ella ne è informata per altre vie dai chiarissimi suoi oratori ritornati da Roma. Questo non voglio tacere, che io non potrei parlare altro che onoratissimamente di tutte le Signorie loro Reverendissime; come di Signori che vivono da costumati e onorati gentiluomini ; chè non li voglio già appellar Santi. E questo aggiungo, eh’ io li ho trovati tutti molto inclinati a Vostra Serenità; eccettuati però Trani e Cesis (1), li quali trovo molto mal contenti per causa di questi benedetti possessi. Ed invero 1’ uno e 1’ altro sono sempre stati sinora inclinatissimi a Vostra Celsitudine, per la fa-zion guelfa che 1’ uno e 1' altro mantengono; ed ho sentito dire, che il magnifico Angelo de’Cesis, padre del cardinale, al tempo degli affanni di questo illustrissimo Dominio, di estremo cordoglio piangeva, nè poteva alleviare il dolore ch’egli portava per la jattura delle cose nostre. 11 medesimo animo ha sempre avuta tutta la famiglia del Cardinal di Trani; e il signor Giovanni Giordano fu sempre inclinatissimo a quest’ inclita Repubblica per la casa Orsina. E certo, parlando colla debita riverenza, dirò che Vostra Celsitudine dovria concedere questi possessi; e tanto più che ogni disturbo ed agitazione della mente del papa col nostro Stato, si vide nascer da questo, che Sua Santità ritiene che le sia fatto un espresso torto. Vede Vostra Serenità, che l’imperatore non solo concede possessi, ma conferisce pensione e larghi beneficii ai cardinali che non hanno dipendenza da lui, come ha fatto ultimamente ai Reverendissimi Cesarino, Valle, Napoli, Cesis e Santiquattro, e persino a quel di Madera (2) e al Sanseverino e ad altri; e la (1) Paolo Emilio de’ Cesi e Gian Domenico de’Cnpis, che Clemente VII aveva nominati a benelìzii ecclesiastici nello stato veneto; dei quali però la Repubblica negava allora il possesso. (2) Probabilmente il cardinale Malico Palmieri, arcivescovo di Accrcnza e Matera. Voi. VII. 37