300 che del duca d’Albania (1), il quale fu dal re di Francia mandato a Roma sotto pretesto di ultimare e regolare le cose particolari dello stato della duchessina, nipote di Sua Santità e figliuola della quondam madama di Bologna, essendo stato esso duca, come suo zio, per molto tempo governatore di quella in Francia. Questi, benché facesse ogni offizio per condurre ad effetto il matrimonio della duchessina col secondogenito del Cristianissimo, non potè però allora conchiuderlo, ritrovando sempre Clemente escusazione sopra l’inabilità della putta, ed altre cose; e questa trattazione durò per molti mesi, quando io era un’altra volta oratore; essendo qui il Mayo e il Mussettola per Cesare, e il Cardi-dinale d’Agramonte pel Cristianissimo. Dirò più, che venne occasione dalla quale si poteva credere, che dovesse nascere alcun principio d’indegnazione nel Pontefice contro Cesare; e questo fu la sentenza che Sua Maestà diede in favore del duca di Ferrara contro Sua Santità; la quale certo gli fu di grande molestia e perturbazione ; tanto più eh’ ella la sperava favorevole, ed eragli stata promessa; ma quel povero vescovo di Vasona, che trattava questo negozio, fu ingannato con parole (2). Ed ancorché tale cosa fosse acerbissima al papa, ( massime vedendo che Vostra Serenità aveva fatto consegnare la casa qui in Venezia al signor duca predetto, in esecuzione di quella sentenza ) tuttavia Sua Santità non mostrò mai di risentirsi; anzi andò dissimulando la cosa per rispetto del concilio, per non farsi l’imperatore contrario. Successe un’ altra gran causa di sdegno; chè, verso Ungaria, Cesare fece ritenere il Cardinal de’Medici, per le cause ben note a Vostra Serenità, senza (1) Giovanni Stuardo, duca d'Albania, zio di Caterina de' Medici e alTine di Clemente VII. (*) Il cardinale Girolamo Schio, vicentino. — Di questa sentenza di Carlo V in favore del duca di Ferrara, si è già parlalo nella relazione precedente.