166 Li Savi grandi e Savi di Terraferma posero parte, e cosi fu deliberato, di mettere una tassa ovvero gravezza alla città sopra il Monte del sussidio, con dare dieci per cento di dono a quelli che la pagherebbero per tutto il mese presente, e senza dono sino agli otto di decembre; passati i quali termini, non si potesse pagare se non con pena. il serenissimo Principe, i consiglieri, i capi dei Quaranta, i Savi dell’ una e dell’ altra mano, messere che si dispensassero per 1’ amore di Dio a’ monasteri di frati poveri e alli spedali d’incurabili e della Pietà, e a monache povere e di osservanza, ducati trecento; la qual parte, sei non la vollero e forse cento e ottanta la deliberarono. I Savi del consiglio, eccetti il Mocenigo e I' Emo, i Savi di Terraferma, eccetto il Pesaro, e i Savi agli Ordini messere di scrivere all' ambasciatore appresso il pontefice, messer Gasparo Contarini (lodandolo primo del particolare avviso delle cose occorse in Bologna per la entrata di Cesare, dei ragionamenti fatti col pontefice e coll' imperatore) che : avendo inteso la intenzione del pontefice di volere per ogni modo Ravenna e Cervia, e che Cesare gli corrispondeva, dovesse appresentarsi alla Santità Sua e dirle: la illustrissima Signoria, avendo inteso che era animo fermo di Sua Santità di non lasciarci le dette città, ha deliberato che quelle le siano assegnate nella conclusione della pace. Il Mocenigo e 1'Emo volevano la prima parte della lettera; nella seconda commettevano all'oratore, che prima andasse all’ imperatore, e assertivamente dovesse dirgli: che in grazia di Sua Maestà, la Repubblica era contenta di assegnare al pontefice le dette città, conclusa che sarà pace; riservandosi le ragioni che in quelle tiene, da essere poi conosciute a più comoda stagione; e di poi dovesse subito andare al pontefice e similmente farlo partecipe di questa deliberazione. Il Pesaro, savio di Terraferma, manzi che esprimesse la sua opinioue, fece leggere nel seualo due cose