253 scontro: che , atteso che messer Gasparo Contarini aveva presentato questi capi della pace coll’esordio sopradetto, fatto contro la sua commissione e contro gli ordini pubblici, la persona sua fosse commessa all’ufficio dell’ Avvogaria, dove si dovesse formare processo, come meritava un tanto disordine. Messer Alvise Mocenigo contradisse allo scontro, e dimostrò da un canto, che il peccato era di sola inavvertenza e di sì poca importanza che in un tratto di penna si leverebbe; e dall’altro, se l’opinione del Foscari avesse luogo, sarebbe offesa non solamente la persona di messer Gasparo, così benemerita delle cose pubbliche, che aveva ridotto questo Stato in una pace tanto desiderata, ma che si offendevano insieme tutti gli altri principi che v’ intervennero; dimostrando così palesemente che ci era poco grata, col commettere all’Avvogaria di Comune l’oratore che l’aveva conclusa con tante fatiche e vigilie; sicché, per riverenza di Dio, si dovesse aprire gli occhi e intendere, che questa causa non era di persona privata, ma di tutto lo Stato; e che si guardasse bene di non mettere i piedi in fallo e d’ interrompere questo così salutare effetto della pace. Mandata la parte, fu presa secondo l’opinione del Mocenigo e dei Savi; e fu scritto all’oratore Soriano a Bologna, il quale, proposta la cosa agli agenti del Pontefice e di Cesare, furono senza difficoltà rimosse le parole che facevano menzione contro i Turchi, con sodisfazione dell’ onore di messer Gasparo Contarini.